Alimentari, bevande e beni di consumo per la casa ai minimi secondo gli ultimi dati europei rilevati ed elaborati da Nielsen. Nel secondo trimestre 2016 i prezzi dei ‘fast moving consumer goods’ sono cresciuti, anno su anno, di appena lo 0,7% e, nello stesso tempo, i volumi hanno fatto registrare una variazione dello 0,1% il dato più basso dell’ultimo biennio. E tutto questo non risente ancora, ovviamente, delle ricadute della Brexit (23 giugno). Di conseguenza i fatturati dei distributori sono aumentati di un timidissimo 0,8%, il tasso più deludente da quando sono cominciate le misurazioni Nielsen, cioè da ottobre 2008.

Fra i 21 Paesi la Turchia è quello con la variazione più importante del fatturato retail (+8,9%), seguita da Norvegia (+3,5%) e Svezia (+3,2%). Sul fronte opposto le diminuzioni più sensibili riguardano la Grecia (-7,2%) e la Finlandia (-4,6%).

Nel salotto buono dei 5 principali mercati (Spagna, Italia, Francia, Germania e Regno Unito) la Spagna ha fatto osservare la variazione più alta delle vendite (+2,1%), seguita dalla nostra Italia (+1,2%).

Il Regno Unito, al contrario, ha dovuto archiviare la peggiore performance in 24 mesi (-1,6%), piazzandosi all'ultimo posto fra i grandi e al terzultimo in seno al gruppo delle 21 nazioni rilevate.

Spiega Romolo De Camillis, retail director di Nielsen Italia: "Il trend delle vendite del largo consumo fa registrare una frenata del ritmo di crescita osservato a fine 2015, nonostante sia in aumento la pressione promozionale e a dispetto di una variazione di segno negativo dei prezzi.

“A questo concorre un mix di fattori sia a livello strutturale che congiunturale. Da una parte – argomenta - ci troviamo all'interno di uno scenario economico che, benché abbia superato la fase recessiva, necessita di ulteriori segnali di positività, soprattutto con riferimento al mercato del lavoro e al potere d'acquisto. Dall'altra le tensioni internazionali e del sistema finanziario rallentano il livello della fiducia dei consumatori e quindi la propensione agli acquisti".

"Un risultato storicamente così basso in tutta Europa è determinato da due elementi – continua Jean-Jacques Vandenheede, retail director di Nielsen Europa -. Da una parte gli effetti negativi della Pasqua, cosa che non è avvenuta in uguale misura lo scorso anno, ma, soprattutto, la crescita molto contenuta in Francia e Germania e la sensibile frenata dei fatturati nel Regno Unito, dovuta alla lotta accanita dei prezzi fra i distributori.

“In passato – conclude Vandenheede - è stata l'Europa meridionale a essere responsabile della scarsa performance. In questo caso, tuttavia, il Sud sta facendo abbastanza bene e il vero problema è rappresentato dai Paesi settentrionali".

Per quanto riguarda la nostra Penisola, non sembrano profilarsi segnali molto positivi in estate, mentre già gli economisti guardano avanti e temono, per la stagione natalizia, i possibili impatti destabilizzanti del referendum costituzionale di novembre.

Secondo Osserva Italia, il monitoraggio permanente sui consumi condotto da ‘Repubblica Affari&Finanza’ con il supporto di Conad e Nielsen, nella settimana dal 14 al 21 agosto le vendite sono collassate del 9,85%, portando il rosso cumulato da inizio anno all’1,37 per cento. “L’anno scorso, in questo periodo – ricorda A&F - la distribuzione aveva quasi azzerato le perdite cumulate nella prima parte dell’anno”.