Saldi, saldi, saldi… A leggere le notizie di questi primi giorni le impressioni sono molto contradditorie. Per alcuni è boom solo nei negozi e nelle vie commerciali, per altri allo shopping center e nei grandi magazzini e, per qualche pessimista, si batte la fiacca.

Anche se è prestissimo per fare bilanci, viene da chiedersi come andranno le cose. Tante risposte arrivano dall’indagine Confcommercio-Format, svolta dal 17 al 26 novembre. La ricerca ha fotografato un campione statisticamente rappresentativo degli italiani sopra i 18 anni (1.000 interviste) e un panel, altrettanto rappresentativo, del settore commerciale (400 soggetti).

È in aumento l’incidenza di chi vuole acquistare di più: 61,4% rispetto al 58,5 del 2017. In quantità compreranno più le donne degli uomini, ma questi ultimi, soprattutto nel Nord Est, spenderanno con maggiore larghezza.

I negozi di fiducia saranno ancora i protagonisti dello shopping (60,5%), specie per il sesso maschile. Molti italiani, donne in primis, si affideranno però al web che dovrebbe crescere, visto che la forbice di chi ha dichiarato di avere fatto acquisti online nei mesi scorsi si allarga di 5,2 punti: da 58,6 a 63,8 per cento.

In lieve miglioramento il sentiment delle imprese: il 24,7% ritiene che, in occasione dei saldi invernali 2018, i propri punti vendita saranno visitati di più (23,3% nella previsione 2017).

I dettaglianti che proporranno non oltre il 30% di sconto sono circa il 49,7% (contro il 48,2%). Scenderà al 2,6% la quota di imprese che punterà su tagli del 50 per cento.

Il 58,9% dei commercianti è discorde sulla liberalizzazione totale dei saldi. L’indice è in diminuzione rispetto a 12 mesi fa (59,5%). Le imprese che si oppongono sono principalmente quelle piccole e piccolissime, attive nella pelletteria e calzature/abbigliamento e collocate nel Nord Italia. Quasi 8 su 10 operatori si dicono molto favorevoli alla data unica.

Oltre 4 dettaglianti su 5 affermano che la qualità dei prodotti venduti in saldo è 'molto' o 'abbastanza' buona (87,2 vs 86,5% dell’inverno 2017). E anche il consumatore sembra intenzionato a fare acquisti di un certo livello, pur senza dimenticare la convenienza. Aumenta per esempio l’incidenza di coloro che hanno atteso questo periodo per rifornirsi di griffe e di marche (19,7% vs 17,6).

Emerge, in sostanza, una certa voglia di alzare il tiro: scontistica più ridotta e beni più seri nella fattura e nel design, per sbaragliare, si spera, il deprecabile, anche se relativamente poco diffuso, riutilizzo di stock obsoleti e di articoli pacchiani.

Quanto spenderemo? Almeno a Milano, e relativa area metropolitana, FederModaMilano prevede 426 milioni di euro di incassi, con un acquisto medio per famiglia di 360 euro e, pro capite, di 165. Il trend sarà improntato alla stabilità delle vendite.

Renato Borghi, presidente di FederModaMilano, afferma che “l'incremento di fiducia dei consumatori, registrato a dicembre dall'Istat, fa ben sperare il dettaglio moda e tutta la città, che può contare su un reddito medio disponibile maggiore e sul fatto di essere la destinazione di shopping preferita anche a livello internazionale".

E il resto d’Italia? Ancora secondo Confcommercio la Penisola sarà in media un po’ più prudente: se 15,6 milioni di famiglie muoveranno in totale 5,2 miliardi di euro, il budget di spesa a persona sarà di 143 euro, mentre ogni nucleo sborserà 331 euro per l'acquisto di capi d'abbigliamento, calzature e accessori.

Una conferma della propensione allo shopping viene dal sondaggio di fine anno di Coop-Nomisma e dalle previsioni sui consumi del ‘Rapporto Coop’, secondo il quale l’umore per il 2018 si preannuncia più roseo. Anche se le cifre comprendono largamente beni che non rientrano nei saldi – come l’alimentare e il drug –, sono lo stesso indicative di una tendenza.

Se già il 2017 si era rivelato migliore rispetto alle attese, sfiorando l’1,5 per cento dal lato della domanda, i buoni auspici sono avvalorati da un aumento del potere d’acquisto delle famiglie, che dovrebbe toccare ritmi di crescita intorno all’1 per cento.

Nel frattempo il 2017 si è chiuso con un boom di vendite sotto l’albero e la settimana di Natale ha fatto registrare un +15,6% (Nielsen canale super e iper) rispetto alla stessa settimana di un anno fa. Gli italiani hanno comprato più carne che pesce, molta gastronomia e formaggi, ma anche tanti regali, come rivela il dato del +9,7% messo a segno da alcuni settori non food, dai giochi all’elettronica.