Una qualità delle uve buona o ottima per un'annata che si preannuncia interessante. Una quantità in linea con quella dello scorso anno (-1%, a 47,2 milioni di ettolitri) che però paga un pesante tributo alla congiuntura economica, con la conseguente misura di riduzione volontaria delle rese introdotta dal Governo, oltre a quelle decise da molti consorzi di tutela. I volumi dovrebbero consentire, però, all'Italia di rimanere il principale produttore mondiale di vino, seguita dalla Francia, con 45 milioni di ettolitri e dalla Spagna, con 42. È il quadro di sintesi delle stime vendemmiali 2020, elaborato da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini e presentato, il 3 settembre.

Secondo il dossier, redatto dal gruppo di lavoro congiunto, a una qualità alta e a una quantità leggermente inferiore alla media dell'ultimo quinquennio (-4%), fa da contraltare la particolare situazione economica internazionale, che registra una notevole riduzione degli scambi globali di vino (-11 a valore e -6 a volume nel primo semestre sul pari periodo 2019) e una contrazione, la prima dopo 20 anni, delle esportazioni (-4 nei primi 5 mesi), sebbene inferiore a quella dei principali competitor.

Tali elementi hanno determinato difficoltà fra le imprese e un aumento, seppure contenuto, delle giacenze dei prodotti a denominazione (+5% per le Do a fine luglio), con conseguente limatura dei listini di Igt, Doc e Docg.

In questo contesto economico, ancora difficile e sul quale ha pesato il lockdown del canale ristorazione, solo in parte compensato dalla crescita a doppia cifra della Gdo, la vendemmia in corso, cominciata il 10 agosto, rappresenta, per caratteristiche, un'eccellente opportunità per la ripartenza del prodotto italiano, a maggior ragione se sostenuto da un’adeguata campagna, nazionale e internazionale, di promozione.

Spiega il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: "Sotto il profilo fitosanitario i vigneti si presentano sani, anche se le precipitazioni degli ultimi giorni impongono un continuo monitoraggio da parte dei tecnici, per valutare l'accrescimento dei grappoli e il controllo dei potenziali attacchi di patogeni. Intanto i primi riscontri analitici evidenziano gradazioni medio alte e un buon rapporto zuccheri/acidità, oltre a un interessante quadro aromatico. E’ il preludio a ottimi vini. Proprio l'alta qualità sarà l'elemento determinante per affrontare e superare il difficile momento che il mondo del vino e, in generale, il sistema produttivo mondiale stanno vivendo, a causa dell'emergenza Covid".

Il settore, nel nostro Paese, ha dato prova di una straordinaria capacità di ripresa e di resistenza, come sottolineato da Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea, “riuscendo a reggere l'urto di una crisi senza precedenti, che si è abbattuta sul sistema produttivo globale. Un sospiro di sollievo proviene sia dal cessato allarme dazi verso gli Usa, che sta invece penalizzando i nostri concorrenti francesi e spagnoli, sia da una vendemmia che risponde agli attuali bisogni del comparto. Destano, naturalmente, preoccupazione la flessione sui mercati esteri e lo spettro di una recessione economica globale: ma il sistema vitivinicolo italiano appare solido e in grado di tornare sui livelli a cui ci aveva abituato".

Secondo Ernesto Abbona, presidente di Uiv, le ottime caratteristiche della vendemmia aiuteranno a gestire il mercato in maniera equilibrata. “Sono premesse importanti per valorizzare i listini di un'annata produttiva che ci attendiamo molto interessante. Adesso, quindi, diventa necessario sostenere la ripresa dei mercati e del nostro export con nuovi investimenti, aumentando, per il prossimo triennio, la dotazione dell'Ocm Promozione, orientando adeguatamente le risorse e iniziative del ‘Patto per l'export’, e utilizzando rapidamente i fondi avanzati dalle ultime misure del Governo a sostegno del settore, alla riduzione delle rese e alla distillazione di crisi".

Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité Vins (Ceev) ribadisce che, a livello europeo, questo non è un anno normale e la crisi del Covid-19 resta, per il momento, il fattore dirompente. “Nel bacino UE, specie grazie agli aumenti di Spagna e Francia - precisa Recarte - ci aspettiamo una vendemmia 2020 leggermente superiore (+5 Mhl) rispetto a quella del 2019 per i primi 5 produttori - Italia, Francia, Spagna, Germania e Portogallo - e vicina alla media degli ultimi 5 anni. Con le giacenze di vino ancora relativamente elevate, la nuova vendemmia entrerà in un mercato ancora fortemente caratterizzato dall'incertezza e dalla destrutturazione provocate dal Covid. Ora sarà fondamentale concentrare tutti gli sforzi e le azioni sulla ripresa dei mercati. Senza questa ripresa la sostenibilità economic delle aziende vinicole continentali sarà a rischio".

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