Gli investimenti immobiliari nel 2018 hanno registrato, a livello globale, un volume record, pari a 1,75 trilioni di dollari, con un rialzo di oltre il 4% rispetto al 2017. A dirlo è ‘Global Investment Atlas 2019’ di Cushman & Wakefield. Secondo quanto emerge dal documento il 2019 sarà un altro anno positivo, in linea con il 2018. Gli investitori valuteranno un’ulteriore diversificazione delle proprie strategie di acquisto, sia a livello geografico, sia settoriale, in cerca di nuove opportunità.

Un numero maggiore di venditori si affaccerà sul mercato, in un momento in cui le strategie immobiliari iniziano ad adattarsi all’evoluzione della politica monetaria, alle tensioni geopolitiche e ai cambiamenti strutturali. I valori sono previsti in lieve aumento, grazie alla combinazione di rendimenti stabili e di una crescita costante dei canoni per gli immobili prime.

Spiega David Hutchings, autore dello studio e responsabile per le strategie di investimento nel team di capital markets Emea di Cushman & Wakefield: “La congiuntura economica globale è più debole di quanto si prevedesse solo qualche mese fa e così anche l’inflazione. Di conseguenza, pur rimanendo il rischio elevato, l’aumento atteso dei tassi di interesse è rimandato nuovamente. Nel 2019 ci aspettiamo ancora una fase positiva del ciclo immobiliare, che permetterà agli investitori di scegliere le opportunità migliori per la loro strategia, prima del rallentamento della crescita.

“Con flussi di cassa stabili e una correlazione alla crescita e all’inflazione, il settore immobiliare continua a essere fortemente attrattivo e la domanda per il “prodotto giusto” si conferma forte. Più complesso, rispetto al passato, è però definire quale sia il “prodotto giusto”, visto che le strategie occupazionali più efficaci sono ridefinite oggi dall'e-commerce, ma anche da cambiamenti sociali e di business, nonché da un basso livello della crescita e da vincoli di accessibilità economica".

Anche l’Italia continua a beneficiare di questo trend. Nel 2018 i volumi d’investimento, pari a 8,4 miliardi di Euro, hanno segnato una contrazione, ma solo dopo 5 anni di crescita a doppia cifra e rimanendo ampiamente sopra la media degli ultimi 10 anni. Il mercato immobiliare nazionale è cresciuto e, nonostante la volatilità, si conferma solido e dinamico.

Milano, che ormai attrae mediamente fra i 2 e i 4 miliardi di euro, si conferma la piazza più dinamica per tutte le transazioni: istituzionali core, per proteggere il capitale, ma anche opportunistici e a valore aggiunto, che puntano su asset da riposizionare. o su operazioni di sviluppo.

Roma, con quasi 2 miliardi di euro nel 2018 è cresciuta molto, ma qui i protagonisti del real estate sono più selettivi e attenti.

Prescisa Carlo Vanini, responsabile del team di capital markets di Cushman & Wakefield Italia: “Oggi continuiamo a vedere un gran numero di investitori sul nostro mercato. Alle figure storiche si stanno affiancando nuovi operatori e nuove fonti di capitali – come quelle di alcuni Paesi Asiatici - che cercano di entrare, spesso scontrandosi con un mercato dove le opportunità sono ancora poche rispetto alla domanda. Cresce la competizione nei settori degli uffici e della logistica, mentre il retail è visto in un’ottica di riposizionamento e ripensamento, alla luce della forte sfida introdotta dall’e-commerce. In generale, la domanda di chi utilizza gli spazi in tutte le asset class sta cambiando velocemente e i proprietari stanno adeguandosi alle nuove richieste. Ciò apre una finestra di opportunità per chi saprà coglierle e per questo ci aspettiamo che il 2019 sarà un altro anno interessante”.

Gli investimenti immobiliari cross-border, sempre a livello globale, sono aumentati dell’11% circa nel 2018, superando i 405 miliardi di dollari grazie soprattutto ai flussi provenienti dai Paesi dell’Europa continentale. Se gli Stati Uniti sono stati il target principale degli investimenti immobiliari globali, la regione Emea ha confermato la propria vocazione storica di destinazione più ambita per i capitali internazionali.

L’Italia con oltre 3 miliardi di euro di capitali europei (circa il 40% del totale investito nel 2018), conferma la prevalenza tra i cross border di operatori del nostro continente, in particolare, francesi, inglesi, svizzeri e tedeschi. Fuori dai confini nazionali gli italiani hanno investito invece, in Europa, oltre 2 miliardi di Euro.