Fa un ulteriore passo in avanti il rilancio, a Milano, delle Corti di Baires, la cui riapertura è prevista nel 2020. Il fondo londinese Meyer Bergman, specializzato in investimenti real estate con asset in gestione per un totale di circa 6 miliardi di euro, ha emesso un bond di 117,75 milioni di euro. Le obbligazioni sono state emesse da MB CBA Bondco (fondo MB European Retail Partners), sottoscritte da investitori istituzionali e quotate sul Terzo Mercato della Borsa di Vienna.

Il prestito obbligazionario punta al rifinanziamento dell'indebitamento relativo al complesso immobiliare milanese, che sorge fra corso Buenos Aires e via Petrella, con destinazione mista: 8.000 mq di superficie retail e 30.000 di residenziale (160 appartamenti).

Rilevata nel 2015 per un valore di circa 90 milioni, la location è in una posizione decisamente privilegiata, visto che il corso - che collega, da Sud a Nord-Est la centralissima Porta Venezia con Piazzale Loreto - si snoda lungo 1 chilometro e mezzo, conta un passaggio annuo di 12,5 milioni di persone e più di 350 negozi.

Lungo il percorso si trova praticamente ogni insegna, nazionale e internazionale: Ovs, Muji, Lush, Sephora, Feltrinelli, Zara, Oysho, Bershka, Stradivarius, Tiger, Lacoste, Vans, Furla, United Colors of Benetton, Stroili Oro… oltre a gelaterie, panetterie, negozi di telefonia, ristoranti, farmacie e quant’altro. Il tutto per un canone di locazione medio annuo che si aggira sui 3.000 euro al mq, dunque molto al disotto dei 13.500 di Via Montenapoleone (Cushman & Wakefield) e dei circa 7.000 di corso Vittorio Emanuele. Il corso, infatti, pur essendo prestigioso, rimane, decisamente meno caro di tutte le altre high street milanesi e dunque assicura buoni ritorni commerciali.

Il progetto, da 200 milioni di euro, è coordinato da Kryalos Sgr, come sviluppatore e advisor, e vede al lavoro gli ingegneri e gli architetti degli studi milanesi Archeias e Lombardini22.

Per fare un po’ di storia bisogna precisare che ‘Le Corti’ sono nate nel 1994, come piacevole rientranza del corso, con appartamenti, negozi, aiuole e una fontana centrale. Forse perché leggermente appartate rispetto alla sede viaria e pedonale, non hanno però avuto il successo sperato, finendo per chiudere i battenti nella prima metà degli anni Duemila.

È seguito un lungo periodo, di 15 anni, contrassegnato dal totale abbandono, dal decadimento degli immobili e da numerosi passaggi di proprietà, per arrivare infine, ai giorni nostri, a un progetto finalmente solido e, potenzialmente, molto proficuo da tutti i punti di vista.