Gli immobili destinati alle attività economiche - direzionali, terziarie e produttive - hanno originato, nel primo semestre del 2019, oltre 51.000 transazioni per un fatturato di 15,6 miliardi di euro. Nello specifico, secondo le analisi di Crif Res, il 57% delle vendite è costituito da negozi (circa 30.000 operazioni), il 24% da capannoni e il restante 19% da uffici.

Complessivamente il volume delle compravendite è cresciuto dell’1,9% sull’anno precedente, dato che sintetizza andamenti diversificati: crescita del 4,6% per il comparto commerciale, flessione del 3,7% per il direzionale, sostanziale stabilità per il segmento produttivo.

Se però parliamo di fatturato immobiliare, i rapporti di forza si presentano diversamente, in quanto i capannoni costituiscono ben il 42% del totale, poco al di sopra del commerciale che, a sua volta, è pari al doppio del direzionale.

Inoltre, a fronte di una sostanziale invarianza del fatturato generato da questi tre mercati (-0,4% nel 2018), si osserva una crescita del 2,9% del comparto negozi.

Relativamente al primo semestre, il valore mediano dei negozi, a livello nazionale, è stato pari a 182.000 euro, sostanzialmente allineato a quello del 2013, ma superiore a quello dello stesso periodo del 2018. In compenso risulta in costante crescita la superficie degli immobili in oggetto, che è arrivata ad attestarsi a 111 mq contro i 76 del 2013. La combinazione tra questi indicatori fa sì che il valore al metro quadrato risulti in decisa e costante diminuzione, fino a 1.577 euro al mq, sebbene con un piccolo rimbalzo nell’ultimo semestre (+3%).

A livello territoriale si osservano alcune differenze: i negozi del Nord Est e del Sud Italia sono quelli che hanno subito la diminuzione dei valori più sensibile rispetto alle altre macroaree italiane, con una riduzione del 35% nel periodo di riferimento.

Afferma Daniela Percoco, responsabile marketing e ricerca di Crif Res: “Nel segmento degli immobili commerciali tradizionali si è registrato, in anno mobile, persino un rimbalzo positivo dei valori, anch’esso da leggere come un fattore di possibile inversione di rotta. Il favorevole momento del mercato del credito, dovuto anche al raggiungimento dei livelli minimi per i tassi applicati ai finanziamenti, oltre a un livello di rischiosità del comparto inferiore ai periodi precrisi, è di certo un elemento favorevole per una solida ripresa del settore, anche se l’incerta intonazione economica rappresenta un freno per la fiducia e le aspettative delle imprese”.