L’olio Il Casolare di Farchioni è stato il primo prodotto grezzo sugli scaffali della grande distribuzione. Con una storia radicata nel territorio e nella famiglia. Racconta Giampaolo Farchioni, manager dell’azienda: “L’olio di queste terre ha caratteristiche precise: è mediamente fruttato, è dolce al palato e a pasta verde. Ma l’olio locale finiva presto. Ecco perché mio nonno oltre a occuparsi della molitura, fece sì che la nostra diventasse anche un’azienda di selezionatori e di confezionatori”.

Il Casolare è un pezzo di storia della famiglia. “Prende il nome da un casolare che esiste davvero e che si trova a Castagnola, nel territorio di Giano dell’Umbria, vicino all’Abbazia di San Felice e a soli 5 km dagli stabilimenti dell’azienda moderna”, rivela Giampaolo. “E in quel casolare si riuniva d’estate la nostra famiglia”.

Il disegno che illustra l’etichetta nasce in occasione della Quintana, una rievocazione medievale che si svolge a giugno e a settembre a Foligno. Nel settembre del ’79 Pompeo Farchioni e la moglie Tosca Sibella partecipano alla festa, come di consuetudine. Tosca è in cinta proprio di Giampaolo. “Seduta ai tavoli di legno della sagra, mia madre, ispirata dalla sua vena artistica, comincia a buttare giù uno schizzo del casolare di famiglia. Le capitava spesso, ma stavolta lo fa sulla tovaglietta di carta paglia dove gli avventori appoggiavano il piatto e il bicchiere”, racconta Giampaolo. “Ultimato il disegno, a mia mamma si rompono le acque. Mio papà Pompeo la porta di corsa in ospedale. Ma fa in tempo ad accartocciare e conservare nella sua giacca di velluto il disegno che rappresenta il casolare con il suo antico e scenografico pino. Tempo dopo - conclude Giampaolo - se lo ritrova in tasca, proprio nel momento in cui bisognava concepire il packaging del casolare grezzo. E carta paglia con casolare fu”.

Mamma Tosca ha anche il merito della scelta della bottiglia. “Costolata e con il tappo a gancio, proprio come si usava negli anni 80, quando nell’acqua da bere si versava l’idrolitina per farla frizzante”, ricorda Giampaolo. “Mia madre pensò di usarla anche per l’olio. Fu un’idea semplice ma innovativa, che ha contribuito al successo, anche estetico, del nostro olio”.

Il Casolare grezzo resta oggi il più venduto nella sua categoria, con numerosi tentativi di imitazione. La prossima sfida? Fare diventare il casolare che ha ispirato l’olio una meta del turismo agroalimentare.

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L’olio Il Casolare grezzo non filtrato nasce dall’esigenza di offrire un olio fruttato e non amaro alla gente dell’Umbria. Ma il passaggio dalla tavola degli umbri a quella di tutti gli italiani è breve. Grande il consenso, fin dai primi anni ’90, per questo olio denso e strutturato, ma con un gusto nuovo e apprezzato dalla media dei consumatori.

“Il taglio del casolare viene rivisto settimanalmente dalla famiglia Farchioni per mantenere un olio con una nota fruttata costante”, precisa Giampaolo. “Occorre cambiare di periodo in periodo il mix che va in bottiglia al fine di ottenere un blend sempre dolce per tutto il corso dell’anno”. In questo modo, il consumatore trova una continuità di proposta. In più, il Casolare si è adattato al cambiamento dei gusti degli italiani con l’aggiunta della versione fruttata intensa e di quella biologica. Entrambe 100% italiane.

“Il prodotto non filtrato - ricorda Giampaolo - è più pieno e consistente dal punto di vista visivo e gustativo. In più, va lavorato a freddo per mantenere le caratteristiche olfattive e organolettiche non comuni. L’alto contenuto polifenolico, infine, lo mantiene più a lungo”.


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