di Claudia Scorza

GS1 Italy, in ambito Ecr e in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha condotto la nuova ricerca “Stato dell’arte dell’economia circolare nel largo consumo italiano”.

Partendo da Circol-Up – lo strumento di GS1 Italy che consente alle aziende di misurare e identificare le opportunità̀ per massimizzare la circolarità̀ dei processi produttivi, della filiera e dei prodotti – lo studio ha analizzato il livello di circolarità e le performance di 23 imprese italiane appartenenti a tre settori del largo consumo: alimentari e bevande, cura casa e cura persona, retail. Ne è emerso un quadro proattivo e con un impegno strutturato verso una transizione in favore della circolarità, seppur con margini di miglioramento.

Il campione di 23 aziende ha, infatti, evidenziato un livello medio di circolarità del 53%. Il settore più virtuoso è quello di alimentari e bevande con il 61% di media, seguito dal cura casa e cura persona con il 48% e dal retail con il 45%. Nel report “Stato dell’arte dell’economia circolare nel largo consumo italiano” vengono analizzati in maniera aggregata i risultati delle aziende partecipanti, ripercorrendo l’applicazione di buone pratiche di circolarità lungo le sei fasi del ciclo di vita dei prodotti analizzate (approvvigionamento, design, produzione, distribuzione, utilizzo, gestione del fine vita e dei rifiuti) e approfondendo alcuni casi virtuosi nei tre settori raccontati in 12 schede dedicate.

Nel mondo di alimentari e bevande la fase di design è affidata alle case history sul packaging riutilizzabile di Nutella e sul design circolare degli imballaggi di Parmalat, quella di produzione ai casi dell’efficientamento idrico dei processi di Auricchio e del programma Manufacturing Integrated Lean 6 Sigma di Mondelēz, la fase distributiva alla logistica automatizzata di Bauli e quella di consumo all’app “Dove lo butto” di Gruppo Nestlé in Italia.

Nell’universo del cura casa e cura persona vengono presentati i packaging circolari di Sutter Industries e le attività di comunicazione e sensibilizzazione del consumatore attuate da Procter & Gamble Italia. Nel retail, le case history riguardano invece il trasporto “franco fabbrica” di Conad Logistics e il percorso di eco-valutazione dei fornitori delle private label di D.It per la fase di approvvigionamento in ottica di circolarità, i nuovi canali di comunicazione della sostenibilità adottati da Bennet per la fase di consumo, e l’economia circolare nella gestione dei rifiuti di imballaggio applicata da Esselunga per la fase di fine vita.

L’analisi condotta da GS1 Italy ha permesso di individuare non solo cosa funziona, ma anche cosa non funziona nel percorso verso la piena circolarità delle imprese italiane. «Questo studio ha fatto emergere alcuni gap strutturali, determinati da barriere di sistema che ostacolano l’implementazione di altre buone pratiche nelle aziende, come il trasporto intermodale o la raccolta differenziata di sotto-tipologie di rifiuti da imballaggio», aggiunge Fabio Iraldo, professore dell'Istituto di Management della Scuola Universitaria Superiore Sant'Anna di Pisa. «Per questo nel report abbiamo raccolto e dettagliato le cinque condizioni abilitanti che, potenzialmente, potrebbero incidere in maniera significativa sulle performance dei singoli permettendo di generare un cambiamento sociale su larga scala».

La prima condizione abilitante consiste nel redigere un’agenda comune che permetta di allineare gli sforzi, definire l’impegno e il ruolo di ogni organizzazione, mappare le competenze, determinare i flussi secondo i quali saranno condivisi i dati e le informazioni all’interno e all’esterno del gruppo. La seconda condizione, invece, implica definire un sistema di misurazione condiviso, in particolare per quanto riguarda gli indicatori usati per misurare gli effetti di ogni iniziativa. Su questo fronte il percorso realizzato tramite Circol-Up ha sviluppato un know-how vasto e valorizzabile in attività future.

La terza condizione abilitante riguarda il predisporre l’ambito di azione di ogni organizzazione sulla base delle specifiche competenze. Formazione su competenze chiave, mappatura delle competenze, nonché contributo alla creazione di networking e sinergie tra aziende, sono attività core rispetto a cui GS1 Italy potrebbe contribuire in modo decisivo.

La quarta, invece, consiste nel condividere le informazioni: tutti coloro che partecipano all’attuazione dell’azione di sistema dovrebbero avere uno scambio frequente e strutturato di informazioni, facilitato dalla digitalizzazione. L’utilizzo degli standard globali e aperti GS1 agevola il raggiungimento del livello di efficienza richiesto dal concetto di economia circolare. Infine, la quinta e ultima condizione, riguarda il costruire la “spina dorsale” del progetto, ossia un gruppo indipendente di soggetti che faccia da “cabina di regia”, dedicandosi all’iniziativa e guidandone la visione.