di Claudia Scorza

L’ultima edizione dell'Osservatorio Nestlé ha coinvolto duemila persone, rappresentative della popolazione italiana, chiamate a rispondere a 58 domande per analizzare, con una lente di ingrandimento, lo stile di vita, lo stato di salute e di felicità del nostro Paese fra alimentazione, sostenibilità, umori, emozioni, relazioni e desideri profondi.

Da una parte il sondaggio sottolinea il ritorno della dieta mediterranea, confermando un percorso coerente con quanto evidenziato negli scorsi studi dell’Osservatorio: un’attitudine al benessere degli italiani che hanno aumentato il consumo di frutta (del 36%), verdura (del 40%) e yogurt (del 26%), dichiarando di consumare meno superalcolici, salumi, dolci, pesce, formaggi e carne. Per la maggior parte dei connazionali (48%), la carne rossa è l’alimento di cui vedono la maggiore diminuzione dalle nostre tavole entro i prossimi dieci anni, seguita da zucchero, salumi e sale.

Il 71% si reputa informato in materia di educazione alimentare a vari livelli. Il 46% dei rispondenti afferma di pesare le porzioni da cucinare, più di 1 su 2 è disposto a spendere di più per mangiare e il 49% dei rispondenti dichiara di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata per controllare il proprio peso. La maggior parte dei rispondenti consuma 1-2 litri d’acqua al giorno e l’80% non consuma bevande funzionali o a “0” calorie. Da questi dati si evince un ritorno a una consapevolezza alimentare che avevamo lasciato da parte per fare posto a una tendenza arrivata da oltreoceano che, negli scorsi anni, aveva caratterizzato il nostro stile di vita e di alimentazione.

Poi, però, arriva la “prova del 9” e, mettendo in relazione molte risposte in aree diverse, arrivano i primi scricchiolii a dimostrare la confusione fra buoni propositi e cattive azioni, comportamenti, umori, emozioni e difficoltà a gestire la vita stessa. Per il 45% dei rispondenti il pranzo rappresenta il pasto più rilevante, eppure a qualche domanda di distanza, emerge che il pranzo è spesso saltato per mancanza di tempo.

«Il campione analizzato – commenta Giuseppe Fatati, direttore dell’Osservatorio Nestlé e presidente dell’Italian Obesity Network – mette in risalto le contraddizioni e i comportamenti di una società “liquida”. Riprendendo la definizione classica, l’esperienza individuale e le relazioni sociali sembrano segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile». Sui nuovi trend alimentari, Fatati aggiunge: «Abbiamo ridotto il consumo di alcuni alimenti proteici, ma cresce di poco il consumo di prodotti proteici alternativi. Dobbiamo sempre tener presente che una dieta di bassa qualità favorisce la fragilità. Le proteine, sia vegetali che animali, mantengono la massa muscolare e la forza».

Un tema importante e particolarmente urgente preso in esame dall’Osservatorio Nestlé è la sostenibilità: l’82% ritiene di essere consapevole delle sue tematiche e più della metà dichiara di aver cambiato il proprio stile di vita per essere più sostenibile, ma il 17% non è poi tanto sicuro di averlo fatto.

La maggior parte dei rispondenti ha dichiarato di voler ridurre i propri consumi energetici (circa il 70%), evitare gli sprechi di cibo (67%) e ridurre/eliminare il consumo di plastica (56%). Quasi 3 italiani su 10 affermano che il materiale del pack dei prodotti influenza la propria scelta di acquisto. Ma analizzando le risposte alla domanda “cosa è fondamentale per te ai fini dell’acquisto”, per ben il 67% dei rispondenti sono prezzo e promozioni ad essere i principali driver per la scelta di prodotti alimentari. Sul tema “spreco alimentare” la maggioranza dichiara di non buttare nulla ma, se proprio deve, frutta (11%), pane (14%) e soprattutto verdura (circa 20%), sono gli alimenti che vengono buttati più frequentemente.

Su come viviamo i momenti dei pasti e le nostre relazioni, il 37% dichiara di mangiare spesso davanti a uno schermo e il 40% afferma di trascorrere circa due ore al giorno davanti alla tv, mentre il 42% dice di passare più di due ore al cellulare. E infatti, a verifica della salubrità delle nostre abitudini, arrivano le domande sulla qualità del sonno: anche se l’85% afferma di dormire tra le 6 e le 8 ore a notte, il 31% dichiara di avere una qualità del sonno scarsa o molto scarsa, mentre per oltre il 35% è discreta.