Johnson & Johnson lancia Listerine Zero, il nuovo collutorio senza alcol parte di una linea di prodotti portata in Italia nel 2005. Si tratta di un marchio famoso in tutto il mondo (oltre 1 miliardo di persone lo hanno utilizzato) che vanta una storia coronata da oltre 140 anni di succcessi.  

La presentazione di questa novità, a cui ha preso parte anche la redazione di DM, è stata una partenza da zero in tutti i sensi, anche dal punto di vista della comunicazione: per la prima volta il gruppo ha aperto i battenti alla stampa, con una interessante visita guidata al proprio stabilimento laziale.

L’evento è stato per la multinazionale l’occasione per fare il punto sulla propria attività produttiva, un’attività che stupisce soprattutto per il fatto che molta parte dell’offerta è elaborata e confezionata sul suolo italiano, esattamente nel polo di Pomezia Plant, una “fabbrica” ad altissimo contenuto tecnologico, collegata alla sede di Santa Palomba.

Non che Johnson & Johnson non abbia delocalizzato in Paesi lontani, ma semplicemente ha dimostrato di credere anche nella nostra Italia, ottenendo risultati ottimi. E dire che normalmente le nostre Autorità fanno di tutto per rallentare il ritmo dell’investimento estero.

Conferma le nostre osservazioni Andrea Cristiani, direttore dello stabilimento: “Pomezia Plant, nato nel 1967, è decisamente in controtendenza. E’ il nostro più grande impianto e produce sia per l’Europa sia per i Paesi extraeuropei. Al suo interno molta attenzione è riservata alla sicurezza del personale, che è per noi  fondamentale, e alla valorizzazione delle risorse umane. Qui abbiamo 470 dipendenti e produciamo ogni anno 430 milioni di pezzi su 35 linee di prodotto. Il polo produttivo lavora in una stretta ottica di just in time avviando a spedizione qualcosa come 2.500-2.800 pallet al giorno”.

Il polo di Pomezia ha ottenuto ben 6 certificazioni diverse, per aspetti che vanno dall’ambiente, alla sicurezza e che abbracciano anche le regole previste su mercati lontani come Arabia Saudita e Bielorussia.

C’è una forte attenzione per elementi come ecologia e risparmio energetico: dal 2006 viene acquistata energia verde derivata da fonti idroelettriche, pannelli solari ecc.

In Italia Johnson & Johnson è anche molto impegnata sul fronte della ricerca di mercato. Nel caso di Listerine le analisi hanno rivelato che le caratteristiche del prodotto sono il secondo driver di scelta dopo il consiglio del dentista. Importante è anche il gusto, che non deve essere né troppo marcato, né assente. Bando ai componenti alcolici, altamente sconsigliati per i bambini e per chi ha motivazioni religiose che inibiscono l’uso di questa sostanza. Così è nato Listerine Zero, una referenza che sembra mettere tutti d’accordo.

Concludiamo con la morale di questa piccola case history. L’Italia non è certo una terra facile per gli investitori esteri, dato il costo del lavoro elevato, i numerosi ostacoli burocratici, l’alto livello di tassazione. Tant’è vero che molti grandi gruppi, anche nostrani, hanno fatto vela verso l’Asia, l’Europa orientale e l’India. Come biasimarli?

Tuttavia le multinazionali che non hanno smesso di credere nelle potenzialità del nostro Paese, che si sono impegnate a fondo con buona volontà, che hanno lavorato bene, dimostrano che anche da noi si possono realizzare cose davvero eccellenti. E’ d’accordo un’eccezione alla regola, ma un’eccezione importante, legata fra l’altro al nome di un’impresa leader. Il che è sicuramente di buon augurio per il futuro. Certo la nostra terra non ritornerà mai ad essere un Paese a prevalente economia industriale, ma anche da noi si possono bypassare gli ostacoli e continuare ad alimentare un settore secondario oggi davvero asfittico.