Chi ha in casa una bottiglia d’acqua Fiuggi integra, con l’etichetta in buone condizioni è bene se la tenga da parte, potrebbe diventare preziosa come un cimelio. C’è poco da ridere, il consiglio è solo apparentemente assurdo. Ha invece una sua logica perché, come i più accorti avranno notato, l’acqua Fiuggi non si trova più in vendita da qualche mese. Per la precisione da quando, poco dopo la metà di luglio, è stato fermato l’impianto d’imbottigliamento a seguito di una vertenza tra il Comune della cittadina laziale e il gruppo Sangemini che nel 2000 l’aveva ricevuto in gestione.

È stato il gruppo umbro a dichiarare guerra al Comune di Fiuggi che, anomalia nel settore delle acque minerali, ha una concessione perpetua all’estrazione in virtù di un atto del Vaticano? “Non è esattamente così – precisa a DM il sindaco Fabrizio Martini – il contenzioso con Sangemini si trascina da tempo perché a nostro avviso non rispetta il contratto. E per forzare la mano ha deciso di chiudere l’imbottigliamento mettendo gli addetti in cassa integrazione”. Riservatezza estrema sul versante opposto dal quale viene fatto sapere che la decisione di chiudere l’impianto va attribuita alle sue condizioni tecniche insoddisfacenti. Insomma andrebbe ammodernato e messo a norma dal Comune di Fiuggi che ne è proprietario. Intanto, in attesa che si pronunci la magistratura, l’acqua Fiuggi si può berla solo andando alle Terme che continuano a funzionare regolarmente trattandosi di un’attività diversa e distinta dal punto di vista societario.

Su Fiuggi, da sempre imbottigliata solo in vetro (se ne confezionavano normalmente circa 42 milioni di litri l’anno) c’era stata a gennaio un’ipotesi di interessamento da parte di Gheddafi tramite l’intermediazione della Camera di commercio italo-irachena. Pareva che il leader libico allora corteggiato fosse intenzionato a investire a Fiuggi 250 milioni di euro con l’obiettivo di riunire Terme e imbottigliamento. Perfino la governatrice del Lazio Renata Polverini s’era esposta dando credibilità al progetto finito poi nel nulla anche per la svolta presa dalla questione libica.

Certo che anche l’affidamento di Fiuggi a Sangemini, quando a controllare il gruppo era la Hopa del tandem Gnutti-Colaninno (che confezionava anche le bibite Virgin), era parsa a qualcuno azzardata per via della competizione storica tra i due marchi che, a onor del vero, distinguono due acque minerali completamente diverse. A testimoniarlo è il residuo fisso modesto per Fiuggi (106 milligrammi/litro), il che la rende adatta alle cure idropiniche per l’azione positiva sulle vie urinarie, e piuttosto alto invece per Sangemini (995) nonostante tra i sali disciolti vi abbondi il calcio rendendola adatta per lo sviluppo della struttura ossea dei più piccoli o come “terapia di mantenimento” nella terza età.

L’attuale proprietà del gruppo Sangemini fa capo agli armatori Rizzo-Bottiglieri-De Carlini le cui origini risalgono al 1850. Come riporta il sito internet dedicato alle famiglie storiche campane ( http://assocentenari.it/associato.asp?id=28 ) oggi la V e la VI generazione gestiscono un’attività passata dai velieri oceanici, ai piroscafi a vapore, alle portarinfuse. Presidente e amministratore delegato di RBD è Grazia Bottiglieri Rizzo, Cavaliere del Lavoro che nel 1993, intuendo nuove frontiere per l'armamento, ha costituito la Bottiglieri di Navigazione Spa coinvolgendo i familiari. La flotta conta oggi circa 70 navi di proprietà con 600 dipendenti e 1.100 addetti indiretti. Diversificando, nel 2006 ha acquistato l'Hotel La Palma di Capri e appunto il controllo del gruppo Sangemini presieduto da Roberto Rizzo.

Comunque vada a finire la questione è certo che lo storico marchio di minerale ne uscirà malmesso. Sparire per mesi da un mercato competitivo come quello delle acque confezionate costituisce un colpo durissimo. Parafrasando l’archeospot di Carosello, Fiuggi rischia di dimostrare vent’anni di più, non di meno: http://www.youtube.com/watch?v=ruFrFN1l1dQ