L’unica cosa incerta rimane la data. Ma sul fatto che la vendita delle due più importanti imprese italiane di grandi magazzini sia prossima, ormai, non vi sono più molti dubbi. La Rinascente e Coin si apprestano a passare di mano. Di fatto, si tratta di un’altra parte del retail nazionale che se ne va. All’estero. Già, perché gli acquirenti più accreditati nulla hanno a che fare col Belpaese. O quasi.

Il caso più eclatante sembra essere quello della Rinascente. Sulla più nota insegna nazionale di department store avrebbe infatti posato gli occhi il colosso thailandese della grande distribuzione Central Retail Corp., cui fanno capo le catene di grandi magazzini Central, Robinson e Zen, i negozi di articoli sportivi Super Sports, nonché diverse reti di supermercati, di elettronica di consumo e di entertainment. L’interesse di Central Retail Corp., in particolare, sarebbe recentemente sfociato in una offerta a Investitori Associati, il fondo di private equity che possiede la quota di riferimento del capitale della Rinascente (46%) e che nel 2005 ha rilevato l’azienda da Eurofind Textile S.A. (joint venture paritetica tra Auchan e Ifil), in cordata con la società immobiliare Pirelli Re, il fondo di investimenti Deutsche Bank Real Estate Global Opportunities e la famiglia Borletti. Ai grandi magazzini del lusso, peraltro, sarebbero interessati anche altri gruppi finanziari (per la parte operativa) e immobiliari. Tra questi ultimi spicca Fare Holding (First Atlantic Real Estate), realtà che fa parte del gruppo Dea Capital e che avrebbe già manifestato interesse, oltre che per gli immobili Rinascente di Roma e Palermo, per quello più prestigioso, l’edificio di Piazza Duomo, a Milano.

Situazione per certi versi analoga sta vivendo Coin. Per la quale la cessione sembra persino più vicina. Con il via al processo di valorizzazione stabilito qualche giorno fa da parte del Cda di Financière Tintoretto, la holding che controlla l’azienda veneta, di fatto la gara per l’acquisizione del 68% del gruppo Coin, oggi in mano al fondo Pai Partners, è ufficialmente partita. A farsi avanti, in questo caso, sono già stati una decina di fondi esteri, ai quali si aggiunge però l’italiano Maurizio Borletti, presidente di Borletti Group e azionista di Printemps, Hightstreet e La Rinascente. Coin, d’altra parte, resta un gruppo assai appetibile. Questo grazie all’efficace lavoro svolto in questi ultimi anni dal management dell’azienda, capitanato dall’ad Stefano Beraldo. A dimostrarlo il buon andamento di alcuni marchi, come Ovs Industry, e i risultati attesi per quest'anno: +37% l’incremento delle vendite stimato e un utile netto a 65 milioni di euro.

Colpi di scena
a parte, i giochi per entrambi i gruppi dovrebbero concludersi entro la prossima primavera, vedendo altre due storiche aziende distributive italiane (l’origine di Coin risale al 1916, mentre quella della Rinascente affonda addirittura al 1865) finire in mani straniere. Sarà anche un fatto di globalizzazione, ma sembra che il destino della distribuzione nazionale sia quello di essere, in un modo o nell’altro, “colonizzato”. A resistere sono davvero in pochi: qualche caso di eccellenza tra le catene alimentari e non alimentari e il coriaceo mondo cooperativo.