I sindacati italiani possono già cominciare a preoccuparsi. Giunge voce dalla Francia che la catena Auchan intende sperimentare, entro marzo di quest’anno, una sorta di “iperdiscount” a Mulhouse, città alsaziana che conta oltre centomila abitanti. La notizia è stata pubblicata qualche giorno fa sul quotidiano Le Figaro e confermata dai vertici del retailer transalpino.

Apparentemente, il progetto sembrerebbe rientrare nell’ambito di test di nuovi concept che Auchan effettua abitudinalmente. Peraltro, in questo caso, con una forte valenza locale. Le motivazioni di base non fanno una piega: l’iper in questione accusa da qualche anno un progressivo deterioramento del fatturato. Ecco dunque la necessità di intervenire per trovare una soluzione alternativa alla chiusura dei battenti. Come? Intervendo sui costi. Quali? Beh, soprattutto la mano d’opera.

L’ipermercato di Mulhouse (che prenderà l’insegna Priba par Auchan), secondo i portavoce di Auchan, conserverà la sua superficie di 9200 metri quadrati, vale a dire una dimensione mediamente superiore di dieci volte a quella di un normale discount. E ovviamente continuerà a offrire prodotti alimentari e non food. Ma si tratterà di un assortimento molto semplificato rispetto alla formula commerciale precedentemente offerta e in generale rispetto agli iper tradizionali.

Le referenze, infatti, saranno ridotte di oltre la metà (da 60 a 25-30mila, contro le 1000 o 2000 al massimo di un Aldi o di un Lidl) suddivise tra primi prezzi, private label, prodotti di marca e sfusi. Risultato: un riposizionamento dell'offerta in una fascia molto più conveniente rispetto a un normale iper. Sembrerebbe, quasi, ispirandosi alla formula walmartiana dell’every day low price. E, ovviamente, niente promozioni.

Non solo. Tutto verrà venduto rigorosamente a libero servizio. Questo significa che lavoreranno sostanzialmente sui costi, in modo da ottenere una maggiore produttività, meno personale e quindi più margini. Ora, si potrebbe pensare che tutto questo abbia solo a che fare con un test di carattere esclusivamente locale. Ma le cose potrebbero non stare così.

Se funziona, come è probabile che funzioni, è lecito pensare che questo concept verrà esteso anche in altri paesi a tutti i punti vendita poco performanti, considerato peraltro che la riconversione non richiede particolari investimenti. In Russia, tra l’altro, Auchan ha lanciato qualche settimana fa l’insegna Raduga, un format dalle caratteristiche analoghe a quello che intende inaugurare nel nord della Francia: sicuramente più piccolo nelle dimensioni (circa 5000 metri quadrati) ma sempre di un iper low cost si tratta. A dimostrazione che forse la strada che il distributore francese intende seguire è fortemente orientata al format convenienza, anche se di grande superficie.

Il percorso che ha visto una progressiva sovrapposizione di caratteristiche nell’offerta dei vari format, con l’ingresso dei prodotti di marca nei discount e un sempre maggior numero di primi prezzi e prodotti a marchio nei super e negli iper, potrebbe quindi riservarci ancora qualche sorpresa. Che in questi ultimi tempi gli iper siano il format che sta soffrendo di più, del resto, non è una novità. E in Italia, come in molti altri paesi, i leader delle grandi superfici sono i francesi. Il nodo dei costi troppo elevati non è però semplice da sciogliere. Come sta dimostrando anche in questi giorni il duro braccio di ferro tra Carrefour Italia e diverse sigle sindacali per il rinnovo del contratto integrativo aziendale.