Il male della distribuzione organizzata ha colpito ancora. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. La notizia è stata data da Distribuzione Moderna – per la verità un po’ in sordina – il 26 gennaio scorso, appena appreso che la società Consorzio Europa Cedi Sisa Nord Ovest aveva sciolto il rapporto che la legava a Sisa, realta storica della distribuzione italiana e operativa dal 1975.

L’infedeltà dei piccoli o meno piccoli gruppi o gruppuscoli di dettaglianti associati sembra impressa nel dna della distribuzione organizzata italiana e ne rappresenta di fatto una debolezza cronica. Il valzer di passaggi tra una catena e l’altra avviene, in alcuni casi, con una leggerezza e una superficialità persino disarmanti, animate come sono dalla ricerca del tornaconto personale, di quello che il Guicciardini chiamava il ”particulare”, e che finisce più spesso di quanto si possa immaginare per avere la meglio su una solida e strategica partnership commerciale a lungo termine.

L’ultimo caso, in termini cronologici, è appunto quello che riguarda il cedis fino a poche settimane fa associato a Sisa. A quanto si apprende, Consorzio Europa Cedi Sisa Nord Ovest non fa più parte di Sisa dall’inizio di quest’anno. La “fronda” era nell’aria già da diversi mesi. Artefice, il presidente Oreste Santini. Il quale pare non abbia condiviso le scelte della Centrale che hanno portato all’ingresso di Unes nel capitale di Sisa con una quota del 20%. Questa, almeno, la versione ufficiale.

Qualche maligno, tuttavia, sostiene che la decisione da parte del presidente di lasciare Sisa sia stata presa per il desiderio di vedere riconosciute le proprie capacità professionali e per una promessa presidenza di Sigma. Già, perché dovrebbe essere questa la catena di approdo del cedis “transfugo”. Di fatto la decisione deve essere ancora ratificata dall’assemblea dei soci di Consorzio Europa. Cosa non così scontata considerando che in quella tenuta alla fine del mese scorso la maggioranza necessaria per considerare fatto il passaggio da un’insegna all’altra non è stata raggiunta. Insomma, ufficialmente è fuori da Sisa, ma non è ancora entrato nella nuova compagine di Sigma. Sempre stando ai pettegolezzi riportati, del resto, sembra che diversi dettaglianti associati a Consorzio Europa non abbiano gradito la decisione. Specie quelli che già facevano parte di Sigma.

Quello che è certo è che Sisa ha dovuto dire addio a un proprio socio. Non che questo sconvolga gli equilibri della catena. Consorzio Europa, ultimo nato tra i poli di Sisa (ha visto la luce nel 1999), opera con circa 180 punti vendita in un’area che comprende Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria, sviluppando un fatturato al cedis di 180 milioni di euro. Circa l’8% del giro d’affari di Sisa, che di punti vendita su tutto il territorio italiano ne conta però più di 3.000.

Si tratta comunque di un bel grattacapo. Che Sisa pare abbia intenzione di risolvere, almeno in parte, agendo su tre leve. In primo luogo intervenendo con un’opera di dissuasione su tutti i dettaglianti di Consorzio Europa contrari o dubbiosi sul fatto di abbandonare la catena. In secondo luogo puntando su un controbilanciamento di questa perdita con l’acquisizione di alcuni punti vendita di Roma e dintorni, su cui più di un gruppo distributivo si è buttato dopo la chiusura della Capitale Crai. Infine, cercando di sfruttare al massimo la partnership con Unes, sia in termini di sviluppo congiunto che di iniziative comuni. Ai primi di marzo, per esempio, partirà una operazione di charity che nel recente passato è stata svolta da Carrefour in collaborazione con GS e che ora invece sarà fatta da Unes in partnership con i punti vendita Sisa.