I grandi produttori di marchi principali, come Unilever, Kimberley-Clark, Procter & Gamble, Danone e Nestlé, stanno aumentando i prezzi a causa dell'impennata dei costi delle materie prime, energetici e di spedizione.

Per mantenere i propri margini, i colossi hanno deciso di trasferire l'aumento dei prezzi ai distributori. In seguito a ciò, le multinazionali potrebbero registrare una crescita dei ricavi nei risultati finanziari 2021 a partire da inizio anno.

I supermercati si trovano quindi di fronte a un dilemma: trasferire a loro volta l'aumento dei prezzi ai clienti, su cui incombe lo spettro dell'inflazione, o assorbire il rincaro, interamente o in parte, accettando margini di profitto inferiori?

In Europa i distributori di alimentari hanno costi fissi elevati e margini molto ridotti, pari a 1-3%, pertanto le aziende hanno pochissimo spazio di manovra. I distributori non quotati, come i discount Lidl e Aldi, nonché le cooperative di diversi paesi, potrebbero invece godere di una maggiore flessibilità.

In generale, nella grande distribuzione organizzata si attende un aumento dei prezzi dei marchi principali e Iri prevede che questa situazione spingerà un numero crescente di consumatori a scegliere prodotti a marchio del distributore, caratterizzati da un miglior rapporto qualità/prezzo.