La nuova normativa comunitaria in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari – il Regolamento è entrato in vigore il 13 dicembre 2011 e troverà completa applicazione entro il 2016 – rende facoltativa, e non più obbligatoria, l’indicazione della sede dello stabilimento di produzione, qualora diversa da quella legale dell’impresa.

E’ una norma che rischia di indurre la delocalizzazione di molte produzioni, portate in Paesi meno costosi ma in cui vige anche una minore salvaguardia dei diritti del lavoro e della qualità alimentare. Un rischio troppo alto per l’italian sounding, già oggetto di una pesante agropirateria internazionale che sta causando gravi problemi all’economia italiana per un valore di almeno 60 miliardi di euro.

L’indicazione dello stabilimento di produzione è un modo per assicurare trasparenza in etichetta, la “finestra” a cui si affaccia il consumatore per capire cosa sta acquistando.

Per questo motivo, Conad sta predisponendo un articolato di legge da sottoporre alla Corte di Cassazione finalizzato ad ottenere l’autorizzazione alla raccolta di firme per il ripristino dell’obbligatorietà dell’indicazione dello stabilimento di produzione sull’etichetta dei prodotti alimentari, al fine di salvaguardare l’eccellenza delle produzioni tipiche italiane e garantire ai consumatori la corretta informazione.

L’indicazione dello stabilimento del prodotto in etichetta è di per sé una garanzia di trasparenza e completa le altre informazioni con lo scopo di responsabilizzare il consumatore al momento dell’acquisto, contribuendo a valorizzare i prodotti autenticamente italiani e portandoli come tali all’attenzione dei mercati internazionali.
Conad ha ritenuto ideale il contesto dell’Expo per lanciare questa iniziativa.

Una iniziativa che auspica possa essere apprezzata da tanti visitatori e, soprattutto, sensibilizzare i parlamentari affinché garantiscano un convinto impegno a porre rimedio a questa assurda normativa.
Il consumatore, da parte sua, mantiene alta l’attenzione: il 63 per cento degli italiani – soprattutto al Nord – chiede alle aziende maggiori informazioni sulle etichette, ma anche una maggiore facilità di lettura e consultazione.