La notizia è nota. Ormai ne hanno parlato tutti, dai giornali cartacei a quelli telematici. Comunque riassumiamo.

Conad ha annunciato il 21 dicembre l’acquisizione di 43 punti di vendita di cui 7 iper e 36 supermercati a insegna Billa (ex Standa) dal gruppo distributivo Rewe International, che si vanno ad aggiungere ai 2.959 del preconsuntivo 2011. L’acquisizione verrà formalizzata dopo il passaggio all’Antitrust.

Le strutture incorporate si trovano quasi tutte nelle regioni del Centro Sud: Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria (al Nord Veneto e Piemonte), occupano una superficie di 74.195 mq. La prima conseguenza immediata è la crescita della quota di mercato di Conad dal 10,3 al 10,6%.

L’acquisizione rientra in un piano di sviluppo orientato a Meridione e fa parte di un più vasto progetto, questa volta nazionale, che prevede da qui al 2013 investimenti per 770 milioni di euro, l’apertura di 260 punti di vendita, per una superficie di circa 200.000 mq in tutte le regioni e la creazione di 5.800 nuovi posti di lavoro.

Si tratta di un’operazione condotta da cinque delle otto cooperative associate a Conad – Commercianti Indipendenti Associati, Conad Adriatico, Nordiconad, Conad del Tirreno e Pac2000A – che hanno dato vita a un deal che per la prima volta le vede impegnate assieme per raggiungere un obiettivo comune.

Entro giugno 2012 ci sarà il cambio delle insegne Billa e l’inserimento della gamma completa di prodotti a marchio Conad.

Insomma, vista dalla parte del colosso nazionale delle cooperative la recente operazione risponde a precise logiche strategiche di crescita, capillarità sul territorio a ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno, della marcia in avanti del dettaglio organizzato, marcia intrapresa a dispetto della recessione.

Vediamo ora la stessa notizia dalla parte di Rewe, come la racconta il comunicato ufficiale diffuso nel tardo pomeriggio del giorno 21.

Rewe International – si legge - riorganizza la propria rete di vendita in Italia: 42 filiali (43 secondo Conad, ma poco importa, ndr.) a insegna Billa, vengono acquisite dal Consorzio delle Cooperative dei dettaglianti Conad.

”L’Italia continua a essere per Billa un mercato importante. Questa decisione ci consente di concentrarci sul format di successo del supermercato di vicinato nel Nord. In tal modo le nostre risorse, umane e logistiche potranno essere utilizzate in maniera più proficua. La nuova rete ottimizzata e rinnovata, con una superficie di vendita media di 800 mq, potrà contare su maggiore efficienza ed efficacia“, ha dichiarato Frank Hensel, presidente del Comitato direttivo di Rewe International a Wiener Neudorf, responsabile del business estero dell’insegna Billa.

Insomma una perfetta azione win-win, per dirla all’inglese, che ha messo insieme due esigenze complementari: il bisogno di sviluppo della rete, dal lato Conad, e il desiderio di razionalizzazionare Billa, dal lato Rewe.

Ieri, a leggere i giornali, compreso il nostro, sembrava di sfogliare una serie di fotocopie. Nessuno ha approfondito, nessuno ha fatto interviste ai dirigenti dei gruppi coinvolti. Tutti si sono attenuti ai comunicati stampa. E fin qui nulla di male: in fondo l’informazione data era già ricca e soddisfacente. Perché andare oltre? Perché andare oltre è quello che dovrebbero fare giornali e giornalisti: è una questione di serietà professionale il non lavorare solo sulle “veline”.

Da parte nostra abbiamo lanciato ovviamente la richiesta di parlare con la dirigenza dei due gruppi, almeno per sapere il valore della transazione: niente da fare.

Però a sfogliare Google - basta tanto poco! - salta fuori una verità diversa, o, per meglio dire più complessa. La stampa di lingua tedesca – germanica, austriaca e persino Sud tirolese – ha spiegato che la vendita non dipende solo da un bisogno di razionalizzazione, ma forse è una scelta obbligata.

Citiamo per tutti l’austriaca OO Nachrichten ”: “La filiale italiana di Rewe vorrebbe tenere solo i punti di vendita delle regioni del Nord, in particolare Lombardia e Veneto. La branch tricolore, che nel 2010 aveva perso il 6% su un fatturato di 1,1 miliardi rischia sempre di più di scivolare nel rosso. Frank Hensel ha dichiarato che la vendita a Conad non è una ritirata, ma una semplice operazione di pulizia. Secondo le sue affermazioni circa un terzo delle 200 filiali dovrebbe essere alienato”.

Dunque in ballo, oltre alle 43 strutture già vendute, ce ne sono almeno un’altra ventina. A chi andranno? E Conad si è aggiudicata qualche diritto di prelazione? La partita resta aperta e piena di domande.

Constatiamo, con dispiacere, che ai giornali italiani è stata raccontata solo una mezza verità, condita con l'immancabile happy end.