La capacità tutta italiana di trasformare le materie prime agricole in latticini di grande qualità è ammirata in tutto il mondo. Ma, come ricorda Assolatte, alimenta anche un mercato delle imitazioni che vale globalmente circa 60 miliardi di euro. Per combatterlo l'industria lattiero-casearia italiana chiede nuove regole.

Parmesan, Mozarela Pulcinela, Grana Parrano, Cambozola o Real Asiago Cheese: nomi di formaggi che suonano strani e ci fanno sorridere. Eppure basta viaggiare in un qualunque paese straniero - soprattutto al di fuori dell'Europa – per trovarli esposti nei supermercati come se fossero vere e proprie eccellenze del made in Italy, anche se di italiano non hanno in realtà proprio nulla. Così questi formaggi, che vengono spacciati come italiani riempiono gli scaffali della distribuzione straniera e tolgono spazio ai prodotti fatti in Italia dalle aziende italiane, creando un danno enorme per l’industria lattiero casearia italiana.

“Secondo le nostre stime, nel settore caseario l’italian sounding rappresenta un ingente fenomeno di concorrenza sleale nei confronti dei formaggi realmente prodotti in Italia” ha spiegato il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, intervenendo all’incontro "Contraffazione – Non tutto quel che compri è ciò che credi“, organizzato oggi a Roma dall’Unione Nazionale Consumatori.   

Dovremmo essere quasi orgogliosi di questa moda deplorevole: infatti, se all’estero ci imitano vuol dire che ci ammirano, che riconoscono ai nostri prodotti una qualità superiore e alla nostra industria una straordinaria capacità di trasformare le materie prime agricole in prodotti di eccellenza. “In realtà non siamo per nulla orgogliosi di questa situazione – ha aggiunto Ambrosi – e investiamo milioni di euro ogni anno per spiegare le differenze di qualità tra il vero made in Italy e quello falso, tra i prodotti fatti in Italia secondo le ricette tradizionali e quelli che li scimmiottano”.

Ma l'impegno e gli investimenti delle aziende da soli non bastano: servono nuove e più rigorose norme internazionali. "Da un lato dobbiamo andare avanti, promuovendo sempre meglio i nostri prodotti, e dall'altro la politica deve fare la propria parte. Non servono proclami, ma una paziente attività di mediazione, che porti a fare le regole che mancano, per salvaguardare la nostra cultura, la nostra tradizione, le nostre aziende" ha concluso il presidente di Assolatte.