Promozioni, fidelity card, supersconti sulle private label, buoni benzina per chi fa la spesa all’iper, dentista e medico al centro commerciale, reparto farmacia, distributore carburanti, polizze assicurative e prodotti finanziari…E quando tutto questo non basta più? Quando Costco, il più potente operatore mondiale dei wholsale, davanti a Sam’s Club di Wal-Mart, spinge sul pedale per entrare in Europa portando davanti al Consiglio di Stato francese la bocciatura della Cnac? Quando Supeco-El cash de la familia, praticamente un piccolo cash and carry-wharehouse di 2.000 mq targato Carrefour, fa le sue prime prove tecniche – due punti di vendita - nella zona di Siviglia (dove a quanto pare sorgerà anche il pilota di Costco Europa), replicando il format Atacadao sviluppato con successo in Brasile? Quando questo capita cosa deve fare un leader? La risposta è banale: adeguarsi per evitare la colonizzazione estera.

Più o meno è questo il senso dell’operazione svoltasi la settimana scorsa sotto il cappello di Centrale Italiana (Despar, Coop, Il Gigante), fra Tuo Despar e Dico, la catena di soft discount targata Coop. In questo modo Tuo Despar, un centinaio di punti di vendita, eredita 342 discount, che fanno capo a 7 cooperative di consumo ed entra come terzo operatore nel salotto buono dei re dello sconto. In Italia, infatti, i discount sono in tutto 4.446 (dato Federdistibuzione, 2011), guidati da Eurospin (900 negozi di cui una cinquantina in Slovenia), dal big tedesco Lidl (560 strutture), più Ld di Lombardini (330), Md Discount di gruppo Lillo (altri 330 negozi), Penny Market di Rewe (308 punti di vendita nella Penisola), In’s Mercato di Pam (304 negozi).

In cambio Despar girerà a Coop i propri supermercati omonimi e l’insegna Ingrande, per quanto concerne la Capitale e il Lazio. Motivo? “E’ una scelta di sviluppo per due realtà entrambe aderenti a “Centrale Italiana – spiega la nota ufficiale – che mirano a concentrarsi su formati distributivi più coerenti con i rispettivi core business e per rispondere a precise strategie aziendali". Ma in questo modo il gruppo guidato da Vincenzo Tassinari si libera anche di una catena che ha registrato per la terza volta un rosso di bilancio, con una perdita di 20 milioni di euro nell’esercizio 2011. Tuttavia il punto non è questo, in quanto le perdite non sono tanto gravi da risultare insopportabili per un gigante come Coop.

La chiave di tutto è Ingrande, mediante il quale il leader fa ben di più, ossia entra in un nuovo e promettente ramo di business prima che passi lo straniero. Chi è infatti Ingrande? Lo si legge nel sito dell’insegna e lo si vede su Youtube: “Ispirato al warehouse americano, sconosciuto in Italia ma di primaria importanza negli Stati Uniti, quella di Ingrande è una formula originale, adattata alla realtà nazionale, che si rivolge sia alla famiglia, che agli operatori professionali. Si contraddistingue per la sua peculiare composizione di assortimento, che spazia dal prodotto discount fino al prodotto specialità destinato alla ristorazione attraversando tutta la gamma del mass market classico e che punta alla massima espressione di tutti i reparti del fresco.

"Ingrande si concentra sulla ricchezza dell’assortimento e i prezzi, ricercando però anche vie nuove di massimizzazione della convenienza per la famiglia nell’offerta di grandi formati e confezioni multiple, negli sconti su grandi quantità per le grandi spese-scorta.  Per questo si propone con un’offerta massificata che poco concede ad ambiente e servizio, com’è nella tradizione del discount e del cash&carry”.

Altro che core business! Se mai new business. Ingrande non è però tanto grande: ha infatti a oggi 8 strutture in tutto, piazzate ad Ariccia (Roma), Aurelia (Roma), Fonte Nuova (Roma), Piedimonte San Germano (Roma), Rivazzurra di Rimini, Senigallia (Ancona), Tarquinia (Viterbo) e Roma Tuscolana. Ecco per quale motivo l’operazione si è svolta in ambito soltanto laziale, anche se a questo punto non è troppo chiaro chi resterà il titolare del negozio riminese e di quello anconetano.

Ma non è tutto. Ingrande vuole crescere, come si legge sul sito, con tanto di progetto franchising: “Il programma di espansione della nostra azienda prevede l'apertura di nuovi supermercati a insegna Ingrande nelle regioni Lazio, Abruzzo, Toscana, Umbria, Marche ed Emilia Romagna. Il nostro interesse – continua il manifesto telematico - è rivolto all'acquisto o alla locazione di aree edificabili o immobili esistenti, dotati delle seguenti caratteristiche: destinazione idonea per lo svolgimento dell’attività di commercio al dettaglio in sede fissa di generi alimentari e non alimentari; superficie minima dell’area pari a mq 6.000 circa; superficie minima del locale pari a mq 2500 circa - piano terra; destinazione di parte dell'area a parcheggio; ottima visibilità e viabilità.

In vista di questo e in assenza di dichiarazioni ufficiali, al momento non pervenute, è difficile dire come avverrà, da un punto di vista societario, la futura espansione della rete: tramite una joint venture tra Gruppo Tuo e Coop o solo da parte di uno dei due operatori? Staremo a vedere. Ma il fatto rimane: il leader della distribuzione italiana, con oltre 12 miliardi di fatturato, sbarca in un settore nuovo, nuovo persino per il consumatore nazionale, e fa bene, visto che il sottotitolo di Ingrande à “La spesa di famiglia”, dunque praticamente identico a quello di Carrefour-Supeco.

Ma se Coop si rafforza in Patria, a scopo preventivo, Rinascente sbarca per la prima volta nella sua storia all’estero e precisamente a Copenaghen. Le due cose sono legate, in quanto rispondono entrambe con i fatti alle accuse di localismo e nanismo lanciate alla nostra grande distribuzione organizzata.

Riportiamo le parti più sostanziose del comunicato ufficiale, visto che dice tutto, è disponibile in Internet, e dunque è inutile sforzarsi troppo a camuffarlo da scoop. “Con l’acquisizione nel 2011 da parte del gruppo tailandese Central Retail Corporation, leader nella distribuzione e nei department store nel Sud-Est Asiatico, per la storica insegna italiana si sono aperte nuove opportunità di sviluppo; l’acquisizione di Illum è il primo importante, concreto passo in questa direzione.

Fondato nel 1891, Illum si trova nel centro di Copenaghen, all’interno di quella che viene considerata l’area più esclusiva per lo shopping. Ha una superficie commerciale di 21.000 metri quadrati e un’offerta merceologica che propone moda, beauty, casa e design, attraverso un mix di brand scandinavi e internazionali. Il progetto di sviluppo si propone di capitalizzare e accrescere il valore dello storico department store danese, attraverso un processo di riposizionamento del brand Illum. L'obiettivo è di realizzare un prestigioso restyling degli spazi e un conseguente upgrading dell’offerta commerciale.

Illum ha un target medio-alto e un’offerta commerciale, firmata da 120 brand circa tra marchi scandinavi e internazionali. Situato nella zona più prestigiosa per lo shopping, nel cuore della Capitale, in Østergade 52, vanta 6 milioni e mezzo di visitatori nei dodici mesi”.

Come l’hanno presa i danesi? Piuttosto sportivamente, almeno a leggere quanto riporta il giornale Jv.dk: “Dopo una crisi profonda, lo sviluppo di Illum è stato robusto negli ultimi anni. La nuova strategia lanciata nel 2010 ha portato in un triennio a una crescita della clientela del 32% e i ricavi sono aumentati del 23%. Il livello delle entrate l'anno scorso ha raggiunto il più alto della storia di Illum”

“E’ il momento per Illum di avere un nuovo proprietario che possa portarlo ancora oltre”, ha concluso il presidente, Oscar Crohn.