Sarà per motivi di gusto, o di prezzo, ma il pollo rimane in testa alla graduatoria delle carni preferite dagli italiani. E con tutto questo anche l’avicolo comincia ad accusare segni di rallentamento, sotto il maglio dell’inflazione.

Lo dice Unaitalia, l’associazione che rappresenta il 90% del settore e che ha svolto, pochi giorni fa, la propria assemblea annuale.

Riallineamento al 2019

Dopo la forte crescita degli ultimi 5 anni (2017-2021), che ha visto queste carni registrare un rialzo degli acquisti del 9% in volume e del 19% in valore, mostrando una dinamica di gran lunga più favorevole rispetto all’intero comparto, l’avicolo denota, quanto meno, segnali di ritorno al passato, con un riallineamento ai trend del 2019.

In lieve flessione la domanda interna, pari a 1 milione 267mila tonnellate (-2%) e i consumi pro-capite (-0,5%), arrivati tuttavia a un dato più che ragguardevole e pari a 21,43 kg (Ismea/Unaitalia).

Nel primo trimestre 2022, in risposta all’incremento dei prezzi medi, la richiesta delle famiglie si contrae (-11% in quantità sul primo trimestre 2021), tornando verso i volumi del primo quarter del 2019 (86mila tonnellate). La spesa, però, resta più alta del 4% in confronto a gennaio-marzo 2021 (Ismea).

Sostenibilità decisiva

La carne di pollo, come detto, è la più consumata dagli italiani, anche nel 2021: il 72% lo mangia almeno una volta alla settimana. Seguono, a lunga distanza, il manzo (54%), il maiale (50%), e il vitello (46%). Secondo i dati Doxa 2021, il pollo è protagonista della tavola quasi 2 volte la settimana.

L’origine delle materie prime è il primo driver di scelta, per il 66% dei consumatori, in abbinamento alla sostenibilità dei prodotti, che sta diventando sempre di più un fattore di acquisto decisivo, soprattutto per quanto riguarda le uova (14%), la carne bianca e rossa (entrambe al 9%) e il pane fresco (10%).