di Luca Salomone

Qual è lo stato di salute del non food? L’ottima notizia è che la spesa destinata ai prodotti non alimentari è ripartita e, su base annua, la maggior parte dei segmenti ha fatto segnare, persino, crescite a due cifre. Complice, tuttavia, l’inflazione, che ha consentito di superare, anche se in modo non troppo sano, il fatturato del periodo ante pandemia. Ma siccome il costo della vita pesa anche sul food, assolutamente necessario, anche se con prezzi unitari di per sé più abbordabili, si tratta comunque di una bella vittoria.

A rilevarlo è l’edizione 2023, appena pubblicata, dell’Osservatorio non food di Gs1 Italy, che raccoglie, organizza e sistematizza le evoluzioni di 13 comparti.

Categorie: chi vince e chi perde

Saltiamo subito ai mercati, a cominciare dall’elettronica di consumo che, con oltre 22 miliardi di euro annui di vendite, mantiene, per il terzo anno consecutivo, la posizione di testa, pur con un calo dell’1,5% del fatturato a valori correnti sul 2021.

Trend analogo, ovvero di contrazione del giro d’affari, per i casalinghi (-4%), i giocattoli (-2,4%) e l’edutainment (-1,1%), il quale mostra un andamento negativo per la prima volta dal 2018.

Vendite in robusta crescita per il secondo comparto a valore, quello di abbigliamento e calzature (+9,2%, per un totale di 21,8 miliardi di euro) che si sta avvicinando alle performance del 2019, così come sta accadendo agli articoli sportivi (+4,5). È andata ancora meglio al resto del tessile, che ha aumentato il sell-out del 7,3%, riuscendo a superare i livelli pre pandemici.

E ancora: il 2022 ha confermato la ripresa della cancelleria (+6%) e registrato il boom dei prodotti di automedicazione, leader per tasso di incremento del giro d’affari (+11,5%). La maggior attenzione a salute e al benessere ha trainato anche la ripresa di profumeria (+6,5%) e ottica (+5,6%), la quale ha beneficiato del bonus vista.

L’effetto dei vantaggi erogati dallo Stato si è fatto sentire anche altrove, a cominciare da mobili e arredamento, terzo business per consistenza del fatturato, che ha chiuso l’anno con vendite in crescita del 4,6%, arrivando a superare le cifre del 2019.

Gli incentivi dedicati agli ambienti domestici hanno sostenuto pure il bricolage (+6,6%), trainato, fra l’altro, dalla maggiore propensione al fai-da-te, scelto in un’ottica di risparmio e personalizzazione.

Grandi superfici pigliatutto....o quasi

Nel 2022, con la completa riapertura dei punti vendita fisici, lo scenario del commercio non food è nuovamente cambiato. I retailer hanno ricominciato a investire sia in nuove aperture, sia in restyling dei negozi esistenti (ma anche nella razionalizzazione della rete), mentre i clienti hanno ripreso a frequentare i negozi veri e hanno rallentato la corsa all’e-commerce.

Il numero dei punti vendita del commercio urbano centrale (il principale, con il 43,7% del totale) e dei centri commerciali (al secondo posto con il 38,9% di quota) è rimasto stabile mentre è salito il totale delle attività presenti nelle aree periferiche (+4,6%) e nelle agglomerazioni commerciali all’aperto, in particolare dei factory outlet (+10,4).

Se si guarda ai format si scopre che le grandi superfici specializzate (Gss), con i loro 27.711 insediamenti, hanno la leadership totale, nonostante il calo della numerica, dettato da un processo di ripensamento del network distributivo (-1,1% rispetto al 2021).

Apprezzate per l’ampiezza e la profondità dell’offerta, ma anche per i servizi di consulenza pre-vendita e il radicamento sul territorio, le Gss convogliano oltre il 50% delle vendite di elettrodomestici bruni, articoli sportivi, abbigliamento e calzature e sono leader nell’elettronica di consumo e nel tessile casa.

Complessivamente il non alimentare, sommando le 13 categorie finite sotto la lente di Gs1 Italy, si è attestato su un valore di 109,3 miliardi di euro. Se il tasso di variazione è rimasto inferiore a quello registrato nell’anno precedente (+12%), la tendenza positiva nel medio periodo (2018-2022) registra un aumento, sempre in valore, pari al 6 per cento.

Si conferma, quindi, l’uscita dalla crisi, ma la ripresa rallenta a causa delle forti dinamiche inflattive, che impongono ai consumatori di far convivere la voglia di ritorno alla normalità con un potere d’acquisto ridotto dall’aumento generalizzato dei prezzi. Ma anche l'inflazione sta finalmente cedendo...

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