di Luca Salomone

Il commercio rimane, soprattutto, fisico, ma l’informazione passa sempre più per il web. E, per la distribuzione, la prossimità è un valore importantissimo: lo dice la ricerca La Nuova Geografia degli acquisti di TradeLab e Retail institute Italy, presentata in apertura della dodicesima edizione del Retail executive summit, organizzata a Villa d’Este (Cernobbio, Como) il 19 e 20 ottobre.

Ma perché ‘nuova geografia’? Perché, come ha affermato Luca Zanderighi, docente universitario, nonché vice presidente e partner fondatore di TradeLab, «i cambiamenti ‘carsici’, in atto da tempo nel comportamento di acquisto, hanno subito un’accelerazione negli ultimi anni a seguito degli accadimenti economico-sociali avvenuti. Il consumatore ha continuato il processo di integrazione dell’informazione online con la spesa nei negozi fisici e, allo stesso tempo, ha rimodellato la mappa dei luoghi del retail, assegnando precisi ruoli: il centro storico come spazio della relazione, il centro commerciale come spazio funzionale, il quartiere come spazio dei servizi di base e Internet come spazio per le novità e le occasioni. E con questa fenomenologia le imprese dovranno fare i conti nel prossimo futuro».

Shopping center.... ritorno al futuro

Vediamo più in dettaglio, cifre alla mano. Dall’analisi emerge, innanzitutto, che gli acquisti rimangono sinonimo di negozio fisico nell’81% dei casi, con l’eccezione, parziale, dell’elettronica di consumo, comprata sempre di più online (33%), seguita dall’abbigliamento e dalla profumeria.

Fra i luoghi dello shopping il centro commerciale di grandi dimensioni consolida la sua connotazione di punto di riferimento soprattutto per il non alimentare, che resta il principale attrattore(41%), insieme alla spesa alimentare, seconda con il 34 per cento. Questo sbilanciamento sul non food, pur non essendo affatto estremo, si fa più marcato per gli shopping center di media o piccola dimensione (47 e 42% rispettivamente).

La vera notizia, comunque, è che il 70% dei soggetti dichiara di essere tornato nei centri commerciali con la stessa frequenza dell’ante pandemia. Il 9% li frequenta più di prima e, di questi, il 66% afferma di trovarvi occasioni e prezzi convenienti, il 24% negozi più interessanti rispetto al passato, mentre il 9% ha incrementato il numero delle visite, grazie allo smartworking.

Ma c’è un 21% che ha ridotto la propria presenza a seguito dei cambiamenti nella vita quotidiana: riscoperta delle attività all’aperto, possibilità di utilizzare i negozi di prossimità grazie al lavoro in remoto, meno spostamenti in auto…

Vicino è bello

Il centro commerciale perde – relativamente – un po’ di terreno sulla capacità di innovazione: non è più considerato il luogo elettivo per trovare le ultime novità, che sempre più si cercano su Internet. La rete, infatti, è, secondo molti consumatori, la vera depositaria dell’innovazione e delle opportunità vantaggiose: ne è convinto il 28% dei cittadini dei grandi comuni e il 29% degli abitanti dei medi nuclei urbani.

Centro storico: questo, secondo TradeLab e Retail institute, è, come detto, il luogo della relazione. Tra i punti di forza: la varietà dell’offerta ristorativa, la possibilità di passare piacevolmente un po’ di tempo, la bellezza architettonica, la presenza di attività culturali e di intrattenimento.

E, per il resto… c’è il punto vendita di prossimità: il vicinato, per eredità dei lockdown, è rimasto un valore forte. Se il concetto è ormai assodato, le quote lo sono meno, visto che la percentuale delle spese alimentari – fatte nel raggio dei 15 minuti a piedi o dei 5 minuti in auto – tocca (Internet esclusa), il 63% nelle grandi città e il 59% in quelle medie e piccole.


Nota metodologica: TradeLab e Retail Institute Italy hanno realizzato la propria analisi sia per categoria merceologica, sia per tipologia di polarità commerciale - centro commerciale, centro storico, quartiere, grandi assi extra urbani, internet - , sia per ambito territoriale, con un approccio quali-quantitativo basato su tre elementi di analisi: una survey sui consumatori, una fase di social listening e una serie di interviste a opinion leader, dei settori retail e retail real estate, che hanno fornito una visione dei possibili scenari evolutivi dal loro specifico osservatorio.