Abbiamo intervistato Alberto Spinelli responsabile logistica Latteria Soresina per introdurre il tema della sostenibilità nella logistica, uno degli anelli chiave per costruire tracciabilità e trasparenza di filiera nel largo consumo.



Buongiorno Spinelli, ci può raccontare in breve la sua storia professionale?
Sono in Latteria Soresina da 26 anni. Ho iniziato con un contratto da operaio ultimo livello, poi ho fatto la gavetta passando man mano di livello dal 6° al 5° e così via fino a diventare, dopo 5 anni, Responsabile della Logistica, un lavoro che svolgo con passione e che mi regala anche molte soddisfazioni. Quando ho cominciato l’azienda era formata da un solo stabilimento ma negli ultimi 15 anni è cresciuta, come sono cresciuto io, e oggi contiamo 5 siti produttivi in Italia e vendiamo in 60 paesi al mondo. Per noi l’estero conta il 20% circa su un fatturato che va oltre i 300 milioni di euro. In qualità di Responsabile Logistico sono incaricato di coordinare tutto quello che attiene al flusso dal fine linea fino al cliente , una varietà importante di casi che vanno dalle spedizioni express, al groupage fino al full container. Non ci si annoia mai.

Come è arrivato a sviluppare una sensibilità per i temi della sostenibilità e cosa significa per un manager della logistica fare sostenibilità oggi?
Certamente la sostenibilità è un valore che va al di là delle sola esperienza lavorativa. Trova motivo nella visione etica della vita.
Oggi fare sostenibilità per un manager logistico è interrogarsi su quale mondo si intende lasciare dopo di noi.
Comunque fare scelte sostenibili spesso aiuta anche il conto economico.



Quali sono le buone pratiche che riuscite a mettere in campo?
Sicuramente le emissioni da trasporto sono un tema importante, e quindi l’ottimizzazione nei carichi che si può raggiungere facendo anche truck sharing come noi facciamo con prodotti di IV gamma. Per noi il truck sharing è piuttosto sicuro in quanto il prodotto con cui ci accompagniamo è più delicato del nostro e quindi siamo certi che non corriamo rischi di deperibilità e che l’accoppiata sarà vincente in tutti i sensi. Condividere fa bene ma va fatto con la massima cura ai dettagli.
Un’altra modalità intelligente di fare sostenibilità nella logistica è l’attenzione ai materiali rinnovabili come ad esempio il legno del pallet. 
Rispetto a questo ci sarebbe molto da dire ma volendo sintetizzare ci sono almeno 3 scenari diversi per l’uso del pallet nella catena di fornitura e quindi 3 modi di fare sostenibilità.
Il caso più semplice è quello del circuito interscambio Epal, dove il pallet è standard e il trasportatore che scarica 20 pallet di merce ne riceve in cambio altrettanti. Questo è il nostro caso per tutto quello che riguarda l’Italia dove sul mercato del fresco e freschissimo l’interscambio funziona bene, ovvero i pallet ritornano con una perdita fisiologica del 5%. Il problema sorge quando invece si tratta di altre tipologie di prodotto, esempio il grocery, con un’area distributiva molto ampia e dove il trasportatore non torna in magazzino perché fa altri giri essendo specializzato in carichi completi.
In questo caso l’interscambio non funziona e i pallet vengono persi e spesso finiscono nel circuito illegale di compro-vendo pallet e ritornano nel circuito legale facendo un danno a tutti, evadendo iva e imposte,

E quindi come si possono rendere più trasparenti e sostenibili queste situazioni?
Per queste situazioni alcuni utilizzano il pallet a perdere ma direi che le soluzioni di pooling sono quelle più indicate per la maggior parte dei casi perché garantiscono legalità e sicurezza nella gestione del pallet. Si può dire che per il pallet legalità fa rima con sostenibilità.

E il terzo caso?
C’è un ultimo caso che è quello dell’export in paesi che non prevedono l’interscambio e quindi in questi contesti noi lavoriamo solo con i pallet one-way (il pallet a perdere che non fa ritorno al nostro magazzino ma viene avviato al riciclo nel paese dove si consegna).
In questo caso è importante scegliere il tipo di supporto non riducendolo a pezzo di legno.
Il nostro fornitore, Palm spa di Viadana (MN), ci piace particolarmente perché è la dimostrazione di come si possa fare sostenibilità, dando un bel messaggio aziendale e senza spendere un centesimo in più. Infatti il pallet nuovo che compriamo oggi, in legno certificato PEFC e corredato del calcolo di CO2 risparmiata nel suo ciclo di vita, alla fine costa come quello usato e di dubbia provenienza che compravamo prima e che ancora oggi normalmente si compra sul mercato. 
Questa è la sostenibilità che ci piace e che si può fare solo con una vera collaborazione tra gli attori del mercato. La sfida rimane quindi culturale, nel comprendere che le soluzioni migliori per tutti si trovano quando ci si confronta e si ragiona assieme a partire da esigenze concrete, magari piccole, ma sempre con assoluto pragmatismo e desiderio di migliorarsi.