di Maria Teresa Giannini

Sogegross è un gruppo di insegne che ha il suo quartier generale nella città di Genova, e conta 260 punti vendita nel Nord Ovest e nella parte più settentrionale del Centro Italia. Alla stregua di molte realtà italiane, nacque come semplice drogheria nel 1920 ma a partire dagli anni '70 spiccò il salto nel mondo della distribuzione organizzata, dapprima con i cash&carry “Sogegross” (oggi Grosmarket ndr), poi continuò a diversificarsi dando vita nel 1991 all’insegna Doro e nel '93 alla catena di discount Ekom. I supermercati e superstore Basko, in particolare, nacquero nel 1987. Si contano oggi 55 punti vendita sotto questo nome, di cui 7 dotati anche di un’area bistrot. Nel 2003 hanno fatto il loro ingresso anche nell’e-commerce, seguiti da Grosmarket durante la pandemia, nel 2021. Di Basko e della sua politica commerciale così sui generis, che prevede molto consolidamento su piccoli territori, ha parlato con noi Giovanni D’Alessandro, direttore canale di Basko.

Qual è il vostro fatturato attualmente e come sono andate le vendite durante lo scorso anno?
Nel 2023 il gruppo ha raggiunto 1 miliardo e 200 milioni di euro, il 36% di questa cifra è rappresentato dalla sola insegna Basko (più di 400 milioni di euro). L’ultimo quinquennio è stato un periodo in cui abbiamo guadagnato quote di mercato rispetto ai competitor macroregionali o nazionali, consolidando il nostro ruolo di leader nei territori in cui siamo presenti.

Avete ampliato la vostra rete ultimamente?
Il 13 dicembre 2023 abbiamo aperto il nostro ultimo punto vendita a Broni, in provincia di Pavia, ma in generale il numero dei nostri negozi è abbastanza flat. Abbiamo preferito e preferiamo tutt’ora una politica di riqualificazione o ammodernamento dei punti vendita già esistenti, a parità di numerica: lo abbiamo fatto con importanti ristrutturazioni su location già in essere o anche trasferendo le nostre unità in nuovi spazi limitrofi, magari anche riqualificando aree dismesse con nuovi progetti. Se ne capisce facilmente la ragione: la Liguria è lunga e stretta, schiacciata fra monti e mare, dunque non è più possibile occupare nuovi spazi e in altre regioni lo spazio potenzialmente utile si riduce di molto se si vuole ottimizzare la logistica, come noi intendiamo fare. Inoltre, preferiamo coprire in maniera più fitta territori di piccoli comuni, molto vicini fra loro, piuttosto che mettere bandierine su varie province con vari store di cui uno nel capoluogo ed altri molto lontani: amiamo la prossimità.

Quali conseguenze ha avuto e continua ad avere questa strategia?
Il numero dei nostri punti vendita è variato di poco, questo è vero, ma allo stesso tempo difficilmente abbiamo avuto delle chiusure “secche”: abbiamo invece operato una riconversione, spesso in Doro (punti di affiliazione) o in Ekom (i nostri discount), mantenendo stabile la nostra forza lavoro a livello numerico e contrattuale.

Dunque avete osservato un “travaso” di clientela o di parte di essa dai supermercati ai discount, anche all’interno del vostro stesso gruppo: come siete corsi ai ripari, dal punto di vista commerciale?
Senz’altro c’è stato un “travaso” che ha riguardato gli acquisti sulle marche industriali follower, in compenso Basko ha risposto alzando il livello di servizio, che è qualcosa che va al di là del puro prezzo. Abbiamo arricchito la nostra offerta con piatti pronti, bevande e vini già refrigerati, con la consegna della spesa a domicilio, il servizio di organizzazione della spesa via web e con il ritiro in appositi locker situati in punti strategici di Genova, la spesa al telefono attraverso il numero verde per anziani e disabili. Oggi i clienti hanno bisogno di scegliere senza abdicare alla qualità, tanto dei servizi quanto dell’offerta.

Lo scorso anno, come pure la seconda metà del 2022, è stato un periodo di ritocco dei listini per tutti i motivi che sappiamo: ce ne sono stati molti in Basko? Che scelta ha fatto l’azienda?
In quel periodo ce ne sono stati tantissimi, visti anche i picchi di inflazione e per il conflitto in Ucraina. Abbiamo discusso con l’industria di marca, ma abbiamo ottenuto poca condivisione da parte dell’Idm. A ostilità iniziate, il Cda ha compiuto la scelta, strategica per quel frangente, di assorbire la maggior parte degli aumenti e di sacrificare quindi il margine, per non alterare il potere d’acquisto dei clienti e, di riflesso, a vantaggio del mantenimento delle quote di mercato.

Quant’è la percentuale di prodotti private label nel vostro assortimento?
Abbiamo 6 linee di private label, diverse per tipologia e posizionamento: Qualità Basko e Scelta Basko per i freschi, in cui includiamo pasta fresca, i sughi pronti, salumi, bakery e alcune specialità liguri come il pesto e la cima genovese. La pl mainstream viene sviluppata nell’ambito della nostra alleanza strategica Agorà Network,(di cui fanno parte anche Poli, Iperal, Tigros e Rossetto) con copertura su tutti i reparti di largo consumo confezionato (Lcc) con Primia, Percorsi di Gusto (per i prodotti premium), Via Verde Bio (la nostra linea biologica). Le tre linee Lcc rappresentano il 16% dell’assortimento. Infine, da circa 8 anni, Basko è impegnata in progetti di filiera per la tutela delle produzioni locali. Complessivamente possiamo contare oltre 1.000 produttori locali con i quali lavoriamo. Tra i progetti di tutela delle filiere merita particolare attenzione quello che coinvolge gli allevatori liguri e del basso Piemonte. È tutto nato alcuni anni fa, quando una multinazionale del latte ha interrotto gli accordi di fornitura con gli allevatori della Val Polcevera, una valle genovese: abbiamo preso il loro latte, pagandolo ad un prezzo maggiore di quanto avevano pattuito nel contratto precedente, valorizzandolo sui nostri scaffali con prodotti che abbiamo chiamato 100% latte ligure e piemontese che sviluppano, oltre al latte fresco, anche referenze di latticini e yogurt.

Il primo trimestre 2024 si è ormai concluso: che panoramica fate di questi mesi da gennaio fino ai primi di aprile, rispetto al precedente trimestre e allo stesso periodo dell’anno scorso?
È stato un periodo duro e le conseguenze si toccano con mano, con le famiglie che dispongono di sempre meno denaro. A gennaio non eravamo partiti male, poi il mese di febbraio non è stato esaltante, per poi concludere con un marzo per nulla buono: persino gli acquisti dei prodotti di Pasqua non hanno retto il confronto con gli anni precedenti. Guardando gli andamenti di tutto il Paese direi che lo scenario è diffuso.

Oltre la Liguria, vostra roccaforte, quali sono nello specifico i territori che presidiate e con quali formati?
Ci troviamo nel basso Piemonte, in provincia di Alessandria, nella città di Torino, e soprattutto siamo presenti nel pinerolese. In Emilia-Romagna, abbiamo 4 punti vendita nel piacentino e poi in Lombardia siamo nella zona dell’Oltrepò Pavese. La Liguria però riveste sempre e comunque il ruolo fondamentale nella nostra geografia distributiva: su 70 negozi Basko, 40 sono in regione e 30 nella sola Genova.

Progetti per il resto dell’anno e per quelli a venire?
Vogliamo sperimentare: fra la fine del 2024 e gennaio 2025 in un nostro nuovo punto vendita lombardo, da 1.500 mq, spazi per organizzare momenti di contatto, confronto e anche di formazione per i clienti e arricchiremo il punto vendita con corner, anche digital, grazie ai quali diffondere la cultura del cibo.