Oggi Riso Scotti distribuisce i suoi prodotti in 60 Paesi nel mondo potendo contare su solide partnership con valenti operatori locali. Ultima in ordine di tempo la joint venture siglata con la multinazionale spagnola Ebro Foods. Il nuovo slogan che accompagna la "mission" dell'azienda è: dare personalità al riso, attraverso un'ampia gamma di prodotti di terza generazione, accomunati dalla promessa "La salute mangiando", che affianca il consumatore in tutto l'arco della giornata, fin dalla prima colazione. In questo senso il gluten free rappresenta un business con altissime potenzialità.

Qual è stato l'andamento generale del comparto gluten free nel 2012?
Prima di parlare di numeri e dell’andamento del comparto a mio avviso è necessario chiarire di cosa stiamo parlando. Mi spiego meglio: i cibi naturalmente privi di glutine, come ad esempio il riso, non vengono valutati all’interno del segmento. Quelli che prendiamo in considerazione sono i prodotti realizzati seguendo ricette appositamente elaborate, che permettono di avere un prodotto alternativo al classico con un valore specifico: per l’appunto il gluten free.
Questo segmento ha messo a segno nel 2012 un +5,5% a valore. Questo risultato, a mio parere, deriva da due aspetti. Da un lato il sostanziale allargamento dell’offerta dato che c’è stato un ampliamento sia distributivo che assortimentale: il che vuole dire che  ci sono più prodotti e più punti vendita che trattano gluten free.
L’altro elemento chiave è dato dalla frequenza di consumo e di acquisto. I prodotti gluten free stanno vivendo una profonda trasformazione. In passato il consumo di essi era relegato esclusivamente ai malati cronici; oggi, invece, non sono più etichettati come “medico-punitivi” e rivolti ai soggetti che presentano gravi intolleranze ma percepiti come prodotti salutari e sani da consumare anche da coloro che hanno delle leggere problematiche di digestione o alimentari.
Oltre a queste due componenti di consumo (malati gravi, intolleranti lievi), ve ne è una terza composta da coloro che si sono avvicinati al gluten free perché lo considerano benefico per l’organismo, più sano e più leggero, a prescindere dall’avere la necessità di consumarlo.

Com’è andato invece per la vostra azienda?
Noi come azienda siamo cresciuti, nel settore gluten free, dell’8% nel 2012 e in questi primi mesi del 2013 siamo sul +11%. Si tratta di risultati molto positivi ottenuti in primis grazie al livello organolettico dei prodotti e derivanti da una crescita di categorie di consumatori che stanno cogliendo al meglio il connubio tra bontà e gluten free offerto loro da Riso Scotti.  Questo discorso riguarda soprattutto prodotti quali le gallette di riso, il latte vegetale, la pasta ed i crackers. Queste quattro categorie merceologiche hanno dato una spinta significativa al nostro giro d’affari. Una quinta, ultima arrivata, è la nuova linea certificata di risotti in busta gluten free, gamma che agisce peraltro su entrambi in mercati (gluten e non gluten free).  Coloro che decidono di acquistare un prodotto già pronto e  condito, oggi ha la garanzia gluten free anche sugli ingredienti aggiuntivi, cosa che fino ad oggi non accadeva.

Come fa un consumatore ad essere certo che il prodotto che sta acquistando sia 100% gluten free?
Il gluten free ha tre livelli, se così possiamo dire, di certificazione: il primo è il gluten free come dichiarazione con le aziende che dichiarano i prodotti e se ne assumono la responsabilità legale; il secondo livello è un gluten free certificato dal Ministero della Salute che inserisce un prodotto ufficialmente nel suo prontuario mentre il terzo livello è una sorta di bollo di garanzia da parte dell’AIC, Associazione Italiana Celiachia. Ognuno di questi livelli ha un percorso normativo a sé stante. Tutti i nostri prodotti gluten free sono certificati sia dal Ministero che dall’AIC.

Su quali canali siete presenti?
Siamo presenti prevalentemente, se non esclusivamente nella grande distribuzione, non ci rivolgiamo al mondo specialistico, salvo in minima parte alle farmacie.

Avete in programma il lancio di nuovi prodotti?
Le Novità 2012 che hanno ottenuto maggiore successo sono state le gallette, segmento in cui siamo già leader con oltre 30 punti di quota di mercato. Grandi soddisfazioni sono arrivate in particolare dalla galletta integrale “fibra più fibra”, nella quale siamo riusciti a inserire, appunto, le fibre mantenendo intatta la qualità gluten free. Questa è un’innovazione importante perché solitamente chi consuma prodotti senza glutine ha problemi ad assumere le fibre. L’altra galletta, lanciata sempre alla fine del 2012, è quella riso e soia; anche in questo caso pur mantenendo la promessa gluten free, abbiamo abbinato ai carboidrati le proteine della soia, proponendo una referenza completa.
Altro prodotto performante è stata la pasta riso e mais, composta per il 70% da riso e per il 30% da mais, con un risultato organolettico  paragonabile per gusto e consistenza alla pasta tradizionale di semola e grano duro. Una pasta quindi ideale per essere consumata da tutta la famiglia. Ritengo che il successo futuro dei prodotti gluten free dipenderà molto da un potenziale consumo condiviso con i propri cari.

Come vi state muovendo sul fronte comunicazione?
A livello comunicativo abbiamo una grande fortuna, data dal fatto che Scotti ha lanciato il gluten free 10 anni fa, quando ancora nessuno lo conosceva. Oggi vantiamo una forte brand awareness. Le nostre linee gluten free sono differenziate e varie (gallette, latte, crackers, pasta, risotti dry, grissini, snack), quindi quando un consumatore entra nel mondo Scotti ha a che fare  prevalentemente con il gluten free. In un momento di crisi come quello attuale chi acquista tende a preferire le aziende hanno sempre fatto questo lavoro a quelle che lo fanno in modo occasionale. Questo è un invito che facciamo alla grande distribuzione, perché fare gluten free è una filosofia, una mission, e non una soluzione tattica o commerciale. Il consumatore non compra gluten free a scatola chiusa ma solo se riconosce un brand come credibile e certificato. In sintesi, la nostra comunicazione oggi è data prevalentemente dallla nostra presenza sul mercato.

Siete attenti al tema della sostenibilità?
Per quanto riguarda il tema dell’ecosostenibilità, direi che è un fattore che tocca tutte le nostre linee di prodotto. Noi abbiamo cercato, anche in un’ottica di esportazione nei paesi esteri, ad esempio nordeuropei, dove l’imballo secondario è considerato un fattore negativo, di ridurre al minimo gli imballi secondari. Questo sia in termini di esistenza che di presenza (di calibro e di peso). Non c’è infatti solamente il problema di avere meno imballi. Importanti sono tutti gli interventi di calibro degli incarti, di dimensione dei cartoni, di ottimizzazione dei carichi; tutti questi elementi fanno parte di una strategia di ottimizzazione dei costi che va a braccetto con l’ecosostenibilità.