Riemergono gravi accuse contro Ikea: il colosso svedese durante la guerra fredda, avrebbe usato in massa il lavoro forzato di detenuti nella Germania orientale oppressa da una dittatura tardostaliniana succube dell’Unione sovietica.

Tra i forzati, ci sarebbero stati anche molti prigionieri politici. L’accusa è stata lanciata da Stoccolma, dal canale televisivo Svt. Le fonti sono documenti della Stasi, cioè la famigerata polizia segreta tedesco-orientale di allora, documenti che i reporter svedesi avrebbero potuto consultare per la loro ricerca.

Questa accusa era già stata lanciata l’estate scorsa da un reportage della rete tv pubblica tedesca Wdr in cui era emerso che Ikea avrebbe fatto massiccio ricorso al lavoro forzato, in almeno 65 impianti per la produzione di mobilio nell’allora Ddr.

Dopo la caduta del Muro e la riunificazione, il costo del lavoro divenne eccessivo nella Germania orientale, e il colosso delocalizzò la produzione, pare, in Corea del Nord, una dittatura ancora più bieca e spietata.