di Luca Salomone

Quanto pesa il biologico in Italia? Secondo una recentissima indagine di Nomisma mantiene un ruolo importante nella filiera agroalimentare, con un mercato interno (consumi domestici + fuori casa) che sfiora i 5,4 miliardi di euro e un export che raggiunge 3,6 miliardi.

La ricerca – per inciso - è stata presentata nei giorni scorsi a Norimberga, durante l’ultima edizione di Biofach (13-16 febbraio 2024) e realizzata nell’ambito del progetto Being Organic in Eu, promosso da Federbio in collaborazione con Naturland De e cofinanziato dall’Unione.

Alimentare con buone intenzioni

Nel 2023 lo scenario inflattivo ha continuato a comprimere gli acquisti e, salvo eccezioni, l’intero sistema economico. Nell’anno la variazione dei prezzi al consumo è stata del 5,7%, in calo rispetto all’8,1% del 2022, ma con impatti ancora rilevanti (si stima che una famiglia con due figli ci abbia rimesso più di 1.600 euro in dodici mesi, di cui 700 dovuti alla componente alimentare).

Nonostante un simile quadro, per il 2024 sembrano migliorare le intenzioni di spesa verso il food: la percentuale di italiani che intende aumentare le quantità consumate (16%) supera quella di coloro che pensano di tagliare gli acquisti (12%), con una trend, quindi, in miglioramento, considerando che la stessa differenza era di un -1% nel monitoraggio realizzato ad agosto 2023.

E non solo si torna a rimpinguare il carrello, ma la tavola, sebbene conveniente, è chiamata a garantire valori ormai irrinunciabili: salute, benessere, tradizione, basso impatto ambientale, semplicità.

La ristorazione cresce di più, ma la Gdo è leader

Torniamo al bio, dove l’Italia, con oltre 2 milioni di ettari è una delle nazioni leader: vanta la più alta percentuale di superfici dedicate, ossia il 19% contro l’11% della Germania e della Spagna, e il 10% della Francia e detiene, nell’Eurozona, anche il maggiore numero di produttori.

Nei consumi interni - 5,4 miliardi si è detto - a trainare è il fuori casa con una variazione positiva nel biennio 2023-2021 del 18% e un valore di circa 1,3 miliardi di euro.

Dopo la leggera flessione dello scorso anno, anche la richiesta domestica ha registrato, comunque, un +5 per cento in valore, un dato che, quasi, pareggia l’incremento del costo della vita.

In confronto al 2022 le vendite dei negozi specializzati sono tornate a crescere con +4,5% mentre la distribuzione moderna, leader di mercato, ha fatto segnare (in valore) un +5 per cento.

In positivo pure gli altri canali (vendita diretta nei mercatini e presso le aziende, gruppi di acquisto solidali, farmacie, parafarmacie ed erboristerie) con un rialzo del 6 per cento.

La Gdo si è confermata, in questo settore come in tantissimi altri, il luogo di acquisto per antonomasia veicolando prodotti bio per un ammontare di 2,1 miliardi di euro, compreso l’e-commerce.

Esaminando i prodotti biologici più gettonati troviamo le uova (+9,7%), le gallette (+4,4%) e le confetture e spalmabili a base di frutta (+6,2%). Eccezionali poi gli incrementi, a valore, della frutta conservata che registra un +33,6% e delle banane, con + 25,5 per cento.

Export bio: vale ora, abbiamo scritto, 3,6 miliardi di euro, con un progresso di fatturato di 8 punti. La maggior parte delle vendite estere (81% del totale) riguarda il cibo, mentre il vino pesa sempre di più, con il restante 19 per cento.

Consumatori entusiasti, ma poco informati

Consumatori: nel 2023 il 90% della popolazione di età compresa tra 18 e 65 anni ha acquistato consapevolmente almeno un prodotto alimentare bio, un dato che corrisponde a una composizione del carrello sempre più variegata. Infatti, è pari all’86% del totale la quota di utilizzatori di prodotti 100% vegetali, al 55% quella relativa all’acquisto di free from (64% senza lattosio, 45% senza glutine), mentre 1 italiano su 3 compra alimenti proteici. E, nel bio, viene premiato il made in Italy, mentre tutto ciò che è ottenuto rispettando questo disciplinare costituisce una prima scelta per il 58% dei soggetti.

Quali sono le principali motivazioni che spingono i consumatori ad acquistare bio? Innanzitutto, il 27% ritiene questi prodotti più sicuri per la salute, rispetto all’opzione convenzionale, il 23% li reputa più sostenibili, il 10% più rispettosi del benessere animale e un ulteriore 10% fa riferimento a valori sociali, come la necessità di supportare le piccole e medie imprese.

Sembra, però, ancora piuttosto carente la cultura di prodotto orientata alla trasparenza: il 28% ritiene di non avere informazioni sufficienti per valutare le caratteristiche del prodotto bio e un ulteriore 57%, nonostante abbia una buona consapevolezza, vorrebbe maggiori dettagli.

Serve, secondo il pubblico, esplicitare meglio la differenza con i beni convenzionali (85% delle risposte), rendere noti i parametri di sostenibilità collegati al metodo di produzione biologico (72%) e ai reali vantaggi per l’ambiente (75%).

Il 98% infine partecipa ad azioni di comunicazione e didattica sul punto vendita e, quando ci sono, reputa utili queste iniziative, tanto che l’88% dice di avere avuto modo, in tali occasioni, di comprendere le garanzie offerte.