di Luca Salomone

L’annuncio, ai primi di marzo, da parte del distributore belga Delhaize, di voler passare tutti i 128 negozi gestiti direttamente ai franchisee, ha provocato, un vero terremoto nel Paese, a base di scioperi e serrate dei negozi. Il tutto dovuto, evidentemente, all’incertezza, dei 9 mila addetti coinvolti, per il proprio futuro lavorativo.

Garanzie fino al 2028

Ora la proprietà, per calmare gli animi, ha preso la parola, assicurando che tutti i supermercati interessati resteranno comunque aperti e funzionanti fino alla fine del 2028. Anche in caso di vendita, una vendita che non dovrebbe essere comunque in blocco, saranno assicurate garanzie supplementari, fra le quali il mantenimento dei livelli salariali, delle posizioni lavorative conseguite nel tempo e delle misure di welfare.

Sono dichiarazioni che arrivano, però, subito dopo l’ennesima rottura delle trattative sindacali, e alle quali le organizzazioni dei lavoratori dimostrano di non credere, anche perché in qualche modo non è possibile ipotizzare il futuro comportamento degli imprenditori che acquisiranno i 128 punti vendita.

Se non altro, tuttavia, per la prima volta in due mesi, i negozi nel mirino sono di nuovo tutti aperti e funzionanti, insieme all’infrastruttura logistica e di stoccaggio.

Un vaso di coccio?

La vicenda di Delhaize, che ha altri 693 punti vendita già affiliati sul territorio nazionale, è anche esasperata dagli ottimi risultati ottenuti, nell'esercizio 2022 dalla conglomerata creata, nel 2019, dalla fusione con l’olandese Ahold.

Il bilancio annuale, che consolida anche altre due controllate, Albert Heijn nei Paesi Bassi e Giant, negli Usa, evidenziano infatti una crescita, a cambi costanti del 6,9 per cento e del 15,1 a cambi correnti, e un fatturato di 87 miliardi di euro, una cifra che permetterebbe di sopportare qualche sfaldatura in territorio belga. Tanto più che il quarto trimestre ha fatto segnare un +15,9 per cento a valori correnti.

Ma il bisogno di realizzare economie rimane, a causa degli elevati livelli inflattivi. Anzi in programma, per il 2023, ci sono riduzioni dei costi per un controvalore di circa 1 miliardo di euro, il che spiega, almeno in parte, le ragioni profonde della manovra che Delhaize ha varato nella propria nazione, caratterizzata da alti livelli di concorrenza e dal migliore andamento degli affiliati rispetto alla rete diretta.

Alcuni osservatori e commentatori sostengono, addirittura, che Delhaize, marchio molto stimato in Patria e fondato nel 1867, avrebbe guadagnato ben poco prestigio dal matrimonio con Ahold, facendo un po’ la fine del classico ‘vaso di coccio’ e assoggettandosi a linee strategiche comuni, imposte dall’alto.

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