di Luca Salomone

Annata positiva per Apofruit Italia, nonostante, come spiega il direttore generale, Ernesto Fornari «lo scorso anno si sia presentato come uno dei più difficili in assoluto. Le premesse non lasciavano presagire nulla di buono. A causa delle gelate tardive, marzo-aprile 2021, abbiamo toccato il minimo storico per quantitativi conferiti in cooperativa, ovvero 1.450.000 quintali. Ciò significa avere avuto un 16% in meno rispetto al 2020, che già era stato contrassegnato da problemi di gelo, ma localizzati per la maggior parte tra Emilia-Romagna e Veneto. Per noi è stata fondamentale un’attenta gestione del lavoro».

E così il bilancio della cooperativa cesenate ha chiuso con ricavi di 235 milioni di euro, mettendo a segno una crescita di due punti, a beneficio di più di 3.000 soci produttori in tutta Italia. Anche l’utile di esercizio è stato positivo, per 620.000 euro

Le azioni di contrasto

Grande tenuta per il consolidato, che comprende Canova per il biologico, Piraccini per i mercati generali, Mediterraneo Group, per la distribuzione dei prodotti dei partner commerciali, Vivi Toscano per il bio (in Lazio e Toscana), Canova France e Canova Spagna.

Il valore totale si attesta a 348 milioni di euro, il patrimonio netto a 103 milioni e il risultato netto di esercizio a 812 mila euro.

Continua Fornari: «Alla difficile situazione, il nostro gruppo ha risposto con un’attenta gestione dei propri centri di lavorazione. Visto ciò che stava accadendo, abbiamo deciso di tenere chiusi tutti i centri di ritiro non fondamentali, sforzandoci il più possibile di concentrare la lavorazione».

Così, per esempio, pesche, nettarine e albicocche sono state gestite a Cesena e non a Forlì, o a San Pietro in Vincoli (Ravenna). «Per lo stesso motivo abbiamo chiuso, per diversi mesi, lo stabilimento di Vignola, presso Modena, (riaperto a metà maggio 2022), specializzato non solo nelle ciliegie, ma anche nelle pere. Quest’ultima coltura, che sembrava inizialmente non avere risentito del freddo fuori stagione, ha fatto segnare un -70% di produzione rispetto al 2020. Tali misure eccezionali – rileva Fornari – ci hanno permesso di chiudere il 2021 in modo accettabile, in linea con l’anno precedente, e addirittura di aumentare del 2% il valore del liquidato ai produttori».

La cooperativa è stata in grado di girare ai soci il 63% del fatturato, anche se resta, purtroppo, la difficoltà di coloro che non hanno avuto produzione, a causa delle gelate della primavera 2021.

Liquidazioni invernali

La conclusione delle assemblee itineranti di Apofruit - per illustrare il bilancio dell’anno precedente - segna anche il momento della liquidazione dei prodotti invernali. Verso il 20 di settembre è infatti pagata l’ortofrutta primaverile, l’estiva verso il 20 di dicembre, l’autunnale a metà marzo, l’invernale a inizio luglio.

«Stanno andando in liquidazione in questi giorni – conferma il direttore commerciale, Mirco Zanelli – mele, kiwi verde, kiwi giallo, pere, patate, cipolle e, per le aree del Sud, anche gli agrumi. È un momento molto importante perché la liquidazione invernale rappresenta il 55% della produzione complessiva. Anche in questo caso il sistema della nostra cooperativa ha retto bene la seconda annata di pandemia e l’aumento delle materie prime, che già era consistente nell’ultima parte dello scorso anno. A fronte di 710.000 quintali di prodotto conferito, -25% sul 2020, la liquidazione ai produttori si attesterà a 60 milioni di euro, rimanendo stabile. La media per chilo aumenta del 33 per cento. Nello specifico, è fondamentale soprattutto il risultato di alcuni prodotti, come il kiwi giallo, alcune mele club (Pink Lady in primis) e il biologico, che hanno avuto un’incidenza importante sull’ammontare complessivo».

La Gdo salva il mercato

Lo scorso anno tutto il mercato ha segnato il passo. Secondo l’Osservatorio di mercato di Cso - il centro studi ortofrutticoli di Ferrara - e Gfk, i consumi degli italiani sono scesi a 5,9 milioni di tonnellate. A volume il calo è stato del 3% e del 2% a valore (da 12 a 11,8 miliardi), con un lieve incremento del prezzo medio (+1 per cento).

L’acquisto di ciascuna famiglia è stato di 229 kg, ovvero di quasi 7 kg in meno rispetto ai 12 mesi precedenti. Anche in termini pro capite l’annualità ha, ovviamente, confermato il segno meno, da 102 a 100 chilogrammi.

A sostenere il mercato è stato solo il canale supermercati, con una crescita, in volume, di 5 punti percentuali.