La pandemia fa esplodere il risparmio precauzionale e i depositi bancari crescono di 126 miliardi nei 12 mesi terminanti a settembre, nonostante una riduzione del Prodotto interno lordo che dovrebbe essere valutata in circa 168 miliardi (122 dei quali già accertati nei primi 9 mesi dell’anno). La propensione all’accumulo di risorse si impenna: dall’11,8 al 20 per cento del reddito.

A spiegarlo è Banca Intesa Sanpaolo nell’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2020', resa nota il 1° dicembre.

Tuttavia, si legge nella ricerca ,“il processo di accelerazione, pur comprensibile, non dovrebbe durare troppo a lungo. Il suo impatto macroeconomico è recessivo. Si tratta di riserve che eccedono il normale tasso di risparmio, che, negli ultimi 15 anni, è già passato dal 7,3 per cento all’11,8 per cento del reddito (pre-pandemia).

Se nel 2021 i due terzi di questa riserva supplementare fossero rimessi in gioco, potrebbero triplicare la capacità di attivazione della ripresa innescata dal primo anno del Recovery fund e potrebbero rendere realistica la prospettiva di un rilancio dell’economia”.

Il risparmio previdenziale, si osserva anche, cresce con l’età e tocca la massima urgenza (31,3 per cento) fra coloro che attendono la messa a riposo.

Per il 3,1 per cento degli intervistati la crisi sanitaria è diventata una crisi economica profonda e 600.000 famiglie dichiarano uno stato di potenziale e grave difficoltà, intesa come assenza di introiti.

Una famiglia su due (47 per cento) è costretta a ricorrere alle proprie riserve per arginare i problemi, ma solo il 10,2 per cento vi attinge in misura significativa.

Un 15,3% ha visto le entrate ridursi significativamente, o addirittura azzerarsi, e il 19,4 per cento ha chiesto e ottenuto aiuti economici.

Tutto questo comporta, ovviamente, un netto peggioramento del sentiment. Il saldo tra chi pronostica un miglioramento e chi attende, invece, un aggravamento delle aspettative di reddito (nei prossimi 12-18 mesi) è negativo, e pari al -20 per cento.

La casa si distingue sempre come il bene principale, con un vero record di proprietari, che tocca il 77,6 per cento. Fatto cento il patrimonio delle famiglie gli immobili hanno un’incidenza del 58%, mentre sono in vista 1,6 milioni di potenziali acquisti nei prossimi 24 mesi.

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Metodologia e campione

La ricerca, che abbraccia un arco temporale che va da gennaio 2019 fino all’autunno del 2020, si è avvalsa di tre strumenti di indagine sul campo: il questionario standard sul risparmio e le scelte finanziarie delle famiglie, distribuito a cadenza annuale e che, nel 2020, ha raggiunto 1.516 intervistati, le cui risposte sono state raccolte tra gennaio e febbraio 2020; una batteria di domande specifiche, introdotte nel 2020, sull’utilizzo delle opportunità offerte dall’euro; un questionario ad hoc distribuito al termine del lockdown di marzo-maggio a 936 intervistati, omogenei con il campione generale, per raccogliere le reazioni all’impatto della crisi dovuta al nuovo coronavirus sui bilanci delle famiglie e sulle aspettative a 12-18 mesi.