di Emanuele Scarci

Un anno con più ricavi e un Mol più rotondo. A meno di 20 giorni dall’assemblea dei soci di Caviro, il dg SimonPietro Felice mostra ottimismo sull’anno fiscale 2021/2022 chiuso lo scorso agosto, ma rimane moderatamente scettico sulla possibilità di replicare la performance nell’esercizio in corso.
Pur senza anticipare i numeri, Felice dichiara che nel 2021/22 il gruppo cooperativo ha superato i 400 milioni di euro di fatturato (contro i 390 del precedente) e il Mol è superiore ai 31 milioni dell’esercizio precedente. Tuttavia “quest’anno la redditività è destinata ad erodersi – precisa -. Basta solo il semplice calcolo del vetro per dimostrarlo: per un’azienda vinicola che produca 100 milioni di bottiglie, un aumento di 15 centesimi a bottiglia determina un’erosione del margine di 15 milioni”.
Con il bilancio in via di approvazione, probabilmente anche il patrimonio netto (123 milioni nell’esercizio precedente) del gigante cooperativo si rafforzerà, una pre-condizione per rafforzare la strategia del valore mediante acquisizioni nell’area del vino premium.
A Felice e al presidente Carlo Dalmonte piacerebbe mettere in portafogli il Piemonte (assente dalle 7 regioni rappresentate), ma per ora escludono operazioni straordinarie. “Non vorrei acquisire un asset e l’anno prossimo scoprire che, per effetto della recessione, vale meno. Vedremo nel 2023 che fare” dichiara il dg.

Tre business
Il fatturato di Caviro si suddivide in tre business: vino 65%, mosti, alcol e acido tartarico 20%, energia e ambiente 15%. Le divisioni “complementari” oggi sono presumibilmente quelle più dinamiche e strategiche. Per esempio, la controllata Enomondo genera il 150% del fabbisogno energetico del gruppo e, pur dovendola conferire a Enel, ha sostanzialmente evitato il salasso delle super bollette. Inoltre il recupero degli scarti agricoli permette di alimentare l’economia circolare oltre che un business redditizio come quello di Caviro Extra.
Nella divisione del del vino, la cooperativa romagnola conta su una rete di 12 mila soci, 27 cantine, 35.200 ettari vitati (in media 3 ettari a impresa) e 660 mila tonnellate di uva prodotta, quasi il 10% del totale nazionale. Caviro ritira “solo” 2 milioni di ettolitri prodotti, il resto è diretto verso altri imbottigliatori.
Sulla proposta di Unione italiana vini di tagliare la produzione dei vini generici, oggi fissata a 200 q.li/ettaro e a 300 per le zone vocate, Felice sottolinea: “La nostra resa media è di 200 q.li/ettaro. Abbassarla significherebbe non poter più tenere il prezzo attuale del vino da tavola: nella Gdo varia da 2 a 3 euro a confezione”. La gran parte del vino Caviro è sugli scaffali della Gdo, solo il 5% (in soldoni, 18 milioni di euro) si consuma nel canale Horeca.

Brick meglio del vetro
Caviro esporta in oltre 70 paesi una gamma di vini italiani, a partire dal Tavernello, il core business della cooperativa, ma anche i vini veneti di Cesari, i toscani della Leonardo e i romagnoli di Vigneti Romio. Il Tavernello è il vino italiano più venduto al mondo e, secondo il ranking Impact DataBank, si piazza nei primi 10 marchi mondiali. Negli Stati Uniti il Tavernello è offerto a 8,99 dollari e in Germania a 2,50 euro.
Il direttore marketing, Benedetto Marescotti, sottolinea che “pur nell’ambito del vino daily, il Tavernello si posiziona nella fascia premium. Caviro è inoltre al primo posto per le vendite nel segmento dei vini confezionati, con una market share del 6,7% a valore e del 13,4% a volume”.
Quali effetti hanno prodotto l’impennata dell’inflazione e lo scivolone delle vendite di vino nella gdo? “A fronte del calo del 9% delle vendite nei primi 9 mesi e del -7% a ottobre del dato generale – risponde Marescotti – il brick ha registrato -4%, la metà della perdita della bottiglia”. Felice aggiunge che il brick Tavernello è addirittura cresciuto a volume.
Quali le previsioni per il 2023? “Continuerà come l’anno precedente – sostiene Felice -. I volumi non cresceranno per la recessione e le difficoltà delle famiglie, ma saliranno i valori per l’aumento dei prezzi di qualche punto percentuale sia nel vetro ma, soprattutto, nel brick”.
Ciò non impedisce però all’azienda di lanciare, già dalla prossima settimana, una nuova campagna promozionale televisiva dedicata al Tavernello. “Il messaggio che vogliamo veicolare con lo spot – conclude Felice - è che dietro un prodotto semplice come il Tavernello c’è un grande sapere e un grande know how”.