di Emanuele Scarci

La febbre dei prezzi arriva al capolinea e a dicembre l’indice generale Istat dei prezzi al consumo scende dall’11,8% all’11,6% su base annuale, comunque il dato più alto degli ultimi 37 anni. Due decimali non particolarmente significativi, ma che forse indicano l’inizio di un trend discendente per il 2023. Si ferma anche il rally del carrello della spesa (comprende i beni alimentari, quelli per la cura della casa e della persona) che, su base tendenziale, passa da +12,7% a +12,6%. Il trend si mantiene tuttavia più elevato dell'inflazione generale.
Nel 2022, in media i prezzi al consumo sono balzati all’8,1% dall’1,9% del 2021.
Un po’ peggio i prezzi in Germania, dove il tasso di inflazione medio è stato dell’8,6%. Più o meno lo stesso dato di Spagna e Stati Uniti. Ora le aziende europee sperano che il raffreddamento dei prezzi possa convincere la Banca europea a limitare la stretta sui tassi d’interesse.

Il salasso
Secondo Assoutenti, una famiglia, solo per il cibo, ha speso nell'anno 513 euro in più rispetto all’anno precedente, spesa che sale di 700 euro annui se si considera un nucleo con due figli.

Per Carlo Alberto Buttarelli, direttore di Federdistribuzione, “le nostre imprese sono impegnate, da oltre un anno, a gradualizzare il trasferimento degli aumenti all'acquisto sui prezzi al consumo, anche riducendo i margini. Per scongiurare una possibile crisi dei consumi nei prossimi mesi è necessario che tutti gli attori della filiera limitino la crescita dei prezzi, considerando che si registrano i primi segnali di rallentamento delle quotazioni delle materie prime e dei prodotti energetici”.

Braccio di ferro
Quale l’evoluzione dei prezzi nel 2023? La frenatina di dicembre farebbe pensare a una discesa, sia pure lenta, nel corso dell’anno, anche per il ridimensionarsi di energia e commodity. Per Assoutenti invece “i prezzi sono destinati a crescere ulteriormente nelle prossime settimane per effetto dello stop al taglio delle accise sui carburanti”.

Nei fatti, da questo mese entrano in vigore i nuovi listini per i beni di largo consumo. A dicembre, le catene della distribuzione moderna hanno chiesto all’industria di marca una moratoria di 4 mesi, subito respinta al mittente dai produttori.
Questi ultimi sostengono che gli aggiornamenti di prezzo si riferiscono ad aumenti non recepiti dai distributori nel corso del 2022. La situazione rischia quindi di appesantirsi: secondo Istat, i volumi acquistati dalle famiglie lo scorso ottobre erano in discesa del 7,9% per gli alimentari e del 5,2% per il non food.
E Buttarelli avvisa che "il calo degli acquisti proseguirà anche nella prima parte del 2023, con il rischio di compromettere la tenuta della domanda interna del Paese”.