L’Osservatorio permanente Confimprese-Jakala sull’andamento dei consumi registra una partenza di inizio anno negativa con il mercato che flette a valore del -2,1%. Un risultato che coincide con i prezzi Istat al consumo di gennaio, che evidenziano un tasso di inflazione stabile ma con una pressione non indifferente legata ai prezzi elevati dei beni di prima necessità.

Nei settori merceologici non risultano scostamenti evidenti, le performance di vendita sono molto simili tra loro. A cominciare dalla ristorazione, canale che nel 2023 ha trainato i consumi e che inizia l’anno in flessione del -1,7%. Continua l’onda negativa a -2,4% del settore abbigliamento-accessori che, anche a causa dei saldi invernali mai decollati, non riesce a capitalizzare la maggiore propensione agli acquisti dettata dai ribassi dei prezzi. Chiude altro retail a -2,1%, che protrae la flessione già iniziata negli ultimi mesi del 2023.

Quanto ai canali di vendita, i dati sono altrettanto negativi e riflettono l’andamento generale dei consumi. Anche i negozi di prossimità, canale d’elezione dal Covid in poi grazie alle mutate abitudini d’acquisto dei consumatori, iniziano l’anno in campo negativo a -3,5%, il peggiore risultato tra i canali. Male anche high street a -3,2%, centri commerciali -1,5%. Il quadro restituisce il sentiment negativo dei consumatori per il 2024, sui cui incide soprattutto la situazione geopolitica internazionale ed è la cifra della difficoltà delle famiglie nel mantenere i livelli di spesa e dei retailer nel convertirli.

Nelle regioni la migliore è la Valle d’Aosta che chiude ben oltre la media Paese a +5,8%, Basilicata la peggiore, sprofonda a -12,1%. Nelle città di provincia i risultati migliori sono di Rovigo a +7,7%. Profondo rosso per Siracusa a -11,6%.

Occorre guardare ai prossimi mesi con prudenza, in quanto il potere d’acquisto delle famiglie deve ancora assorbire una pressione non indifferente legata ai prezzi elevati dei beni di prima necessità.