di Emanuele Scarci

Sempre alta tensione dei prezzi nel carrello della spesa. A giugno l’indice Istat scende di solo mezzo punto: dal +11,2% a +10,7% in un anno. Mentre si allarga la forbice con l’indice generale che cala dal 7,6% al 6,4%. E’ significativo che la sola componente dei beni alimentari superi di slancio l’11%, segno che sui retailer si sono scaricati gli aumenti residui dell’industria non applicati nel 2022.

Secondo le stime preliminari dell’Istituto di statistica, la decelerazione dell’inflazione si deve ancora, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dell’energia e, in misura minore, degli alimentari lavorati e dei trasporti. E’ sorprendente come la componente dell’inflazione “core” (senza energia e alimentari) sia scivolata sotto il 5% nonostante la corsa del food. In Europa invece secondo il dato flash di Eurostat segna +6,8%. La componente core è una bussola, per esempio, per le decisioni della Banca centrale europea in sede di revisione dei tassi d’interesse.

Nuovi aumenti

Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, conferma che i consumi restano deboli. Inoltre “se da un lato c’è stata una frenata dei costi dei beni energetici e delle materie prime, dall’altro la pressione sui prezzi è ancora importante, con le aziende della distribuzione impegnate a discutere ulteriori richieste di aumenti proposte da alcuni comparti industriali. E proprio per garantire la massima trasparenza sul mercato e intercettare eventuali nuove tensioni inflattive, come distribuzione moderna stiamo collaborando in maniera attiva con il garante per la sorveglianza dei prezzi”.