Repentini cambi di programma continuano a segnare il futuro di Pernigotti. L’azienda, ancora di proprietà del gigante turco Toksoz, entrato nel 2013 in seguito alla cessione da parte di gruppo Averna, dovrebbe infine approdare in un porto sicuro, passando, entro il 30 settembre, nelle mani di JP Morgan, che è all’opera sul dossier. Lo dicono le fonti sindacali, solitamente molto ben informate.

Del resto, la banca d’affari Usa insieme a Invitalia, braccio finanziario del Mise, ha da poco seguito il rilancio di Walcor, nota azienda cioccolatiera e dolciaria cremonese.

Sull’altro piatto della bilancia c’è stato però, circa due settimane fa, l’annuncio, a sorpresa, della proprietà turca, che ha dichiarato, durante un incontro al Mise, la propria intenzione di non vendere più, ma anzi di avere, in corso di valutazione, un vero piano di rilancio.

Il gruppo Toksoz, dei fratelli Ahmet e Zafer Toksoz è, a modo suo, una vera potenza: è il primo gruppo privato turco, dà lavoro a oltre 4.000 addetti, spazia anche nella farmaceutica e nell’energia e ha un fatturato stimato intorno ai 500 milioni di euro.

Nel 2018 però, nonostante le ingenti risorse, ha deciso di chiudere lo stabilimento Pernigotti di Novi Ligure e poi di vendere il ramo gelati a Gruppo Optima. Ma addirittura, e sempre due settimane fa, gli stessi Toksoz hanno dichiarato di voler riaprire la struttura di Novi, apportando capitali freschi. Sarà vero?

A questo punto, considerando il ‘balletto’, la soluzione americana è indubbiamente la più sicura, anche perché il fatturato di Pernigotti, secondo Report aziende Consodata, è collassato nel 2020, di oltre 37 punti, fino a 19,09 milioni, con un utile negativo in fortissima discesa, fino a un rosso di 14,53 milioni.

Leggi anche: Venticinque milioni per Walcor