Salari ancora fermi per il commercio: in una nota diramata ieri, 7 novembre, Uiltucs ricorda che i contratti nazionali del terziario, della distribuzione e dei servizi, sottoscritti con Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione e cooperazione, sono tutti scaduti a dicembre 2019.

In effetti i negoziati finora condotti, in particolare in estate, hanno cominciato a delineare alcuni punti fermi, che tengano conto dei grandi cambiamenti intervenuti nel settore, tra cui e-commerce, franchising, lavoro agile. “Le trattative però – si legge - non sono mai entrate in una fase più concreta, volta a individuare le possibili mediazioni e, soprattutto, non è ancora stato possibile, per indisponibilità delle parti datoriali, affrontare l’importante tema del salario.

“Eppure – osserva ancora Uiltucs - le associazioni datoriali sono consapevoli delle dinamiche economiche e sociali come si riscontra in dichiarazioni e comunicati ufficiali, essendo tra l’altro la loro stessa base associativa che, negli ultimi mesi, è intervenuta sui prezzi al consumatore. Essendo ormai arrivati a quasi tre anni dalla scadenza e considerata la perdita di potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs è prioritario affrontare il rinnovo del Ccnl e dare una risposta salariale”.

Nel corso del mese di novembre si svolgeranno, al riguardo, vari incontri, per verificare i possibili punti di incontro fra gli occupati e le imprese.

Ricordiamo che, secondo i dati di Federdistribuzione, nel solo mondo della Gdo, alimentare e non alimentare - e dunque esclusi i piccoli negozi -, operano, in Italia, 450 mila addetti, all’interno di 54 mila punti vendita, i quali ospitano, ogni settimana, 60 milioni di persone, cifra che, addirittura, supera di poco il totale della nostra popolazione.