In bilico sul trampolino, pronti al grande salto verso il nuovo futuro, a cui la pandemia sembra avere dato inizio, ma allo stesso tempo, su questo stesso trampolino, ancora trattenuti dalle incognite del momento. È l’istantanea degli italiani sulla soglia del 2022 scattata da due indagini dell’Ufficio Studi Coop e realizzate a dicembre: la prima su un campione rappresentativo della popolazione (1.000 individui tra i 18 e i 65 anni) e la seconda sulla comunità di esperti del sito italiani.coop (800 fra opinion leader ed esperti di mercato, di cui 440 con ruoli manageriali).

Un soggetto su 3, ancora una volta, sceglie di associare al 2022 la “speranza”, e subito dopo, auspica “ripresa” (16%) e “cambiamento” (15%): ma è il “timore” la parola chiave, quella che raddoppia le citazioni rispetto allo scorso anno.

Preoccupati, oltre che per la propria salute e il proprio status, anche per l’ambiente e confidenti nelle opportunità della tecnologia, gli italiani guardano al nuovo anno con la voglia di prendersi cura di sé (57%), di cercare un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata (56%) e di uscire dalla pandemia con l’ambizione di rivedere le proprie priorità (55%), magari costruendosi una nuova vita (21%).

Consapevoli dell’emergenza planetaria (78%) e pronti all’azione (97%) per contrastare il cambiamento climatico, i nostri connazionali sono, però, ancora alla ricerca di soluzioni pratiche per rendere più sostenibile la loro vita quotidiana. In altre parole: acquistano lampadine a basso consumo, ma sono reticenti e, spesso, confusi nella scelta di elettrodomestici a ridotto impatto energetico.

Proiettandoci in avanti nel tempo gli italiani manifestano, però, una fiducia quasi cieca nella tecnologia. Così 9 su 10 si vedono nello spazio entro il 2050, ammettono (57%) che, nel 2030, la realtà virtuale farà parte della quotidianità e, in 4 casi su 10, che la carne sintetica sarà una consuetudine sulle nostre tavole e, infine, che, sulle nostre strade, circoleranno auto a guida autonoma (37%).

Sul versante macroeconomico, per il 2022, a preoccupare un manager su due sono soprattutto l’instabilità politica (con gli effetti sul Pnrr) e la crescita dei prezzi, stimata al 2,9 per cento. Proprio la dinamica inflativa, insieme all’affanno del mercato del lavoro e alle incertezze della pandemia, tiene in ostaggio i consumi delle famiglie e comprime il budget nei confini delle spese obbligate (utenze e salute, soprattutto).

Ma l’epicentro della prossima crescita dei prezzi riguarderà il carrello della spesa. I manager della filiera alimentare stimano un incremento medio superiore ai 3,5 punti, con un’ondata che, per il 63% del campione, riguarderà sicuramente tutto il 2022. Una tempesta da arginare con una riduzione del cuneo fiscale (secondo il 71%), o un’indicizzazione dei salari al costo della vita (47%), ma anche con una riduzione mirata delle aliquote Iva (47%), possibilmente con un occhio di riguardo per i prodotti sostenibili.

Tra promozioni, ricerca di punti vendita/canali più convenienti e riduzione degli sprechi, molti italiani fronteggeranno il carovita con un diffuso ‘downgrading’ del carrello, soprattutto al Sud e nelle classi meno agiate.

A essere ancora una volta premiato in tavola sarà il cibo del territorio (100% italiano e locale), mentre si consolida il trend verso un’alimentazione biologica e salutista. Ma, per i manager, il 2022 sarà soprattutto l’anno della marca del distributore, considerata la soluzione per permettere acquisti con il migliore rapporto qualità/prezzo.

Il Natale, appena trascorso, è stato un banco di prova. Se nel 2020 l’irrompere della pandemia aveva fatto impennare le vendite della Gdo (+4,8% sul 2019), il 2021 si chiude pareggiando i livelli dello scorso anno (però con un decremento di circa mezzo punto percentuale se si esclude l’egrocery e si considera la sola rete fisica).

Problemi sono venuti dalla recrudescenza della pandemia, che ha tenuto molti italiani fra le mura domestiche e ha fatto segnare un incremento delle vendite della Gdo di circa 3 punti percentuali solo nelle ultime due settimane dell’anno.

Ma sarà il 2022 il vero, grande test della moderna distribuzione. Se da un lato è molto difficile fare previsioni, a causa delle tante variabili in gioco – inflazione, curva dei contagi, bollette energetiche - l’Ufficio Studi Coop, con il supporto di Nielsen stima, comunque, un andamento delle vendite totali in Gdo di poco inferiore all’1,5% a valore, come effetto congiunto di una probabile riduzione dei volumi, di un più ampio incremento dei prezzi e delle scelte di ricomposizione degli acquisti effettuate dai consumatori.