di Claudia Scorza

«La scelta del Governo di posticipare l’entrata in vigore della Sugar tax è un importante segnale di attenzione verso la filiera delle bevande analcoliche in Italia e dimostra grande senso pragmatico. Ci auguriamo che sia solo il primo passo verso la cancellazione definitiva di una tassa che, come dimostrano i numerosi slittamenti dalla sua introduzione nel 2019, non è necessaria né da un punto di vista salutistico né finanziari». Sono queste le parole di Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, associazione di Confindustria che rappresenta ai produttori di bevande analcoliche in Italia, con cui commenta l’approvazione della Legge di Bilancio che contiene il rinvio della tassa sullo zucchero, che nella realtà dei fatti colpisce solo le bevande analcoliche dolci, anche quando prive di zucchero.

«La tassa rappresenta una spada di Damocle che pende sulle teste delle aziende che operano in questo settore, e di tutta la filiera a monte e a valle, perché impedisce di programmare, investire e innovare, in un momento già molto difficile per l’industria a causa dell’inflazione e delle numerose incertezze. Il rinvio, per quanto provvidenziale, ci lascia in un limbo stagnante. È ora di lavorare a una cancellazione definitiva che faciliti investimenti altrimenti bloccati da un’ulteriore tassa», conclude Giangiacomo Pierini.

Assobibe ricorda che la sugar tax comporta un aumento del 28% della pressione fiscale su un litro di bevanda analcolica, con un effetto recessivo (stime Nomisma) del -11,6% nel 2023 rispetto al 2022 e del 17,1% rispetto ai livelli pre-pandemia, e oltre 5mila posti lavoro a rischio. A farne le spese saranno soprattutto le Pmi, che rappresentano il 64% delle imprese del settore: circa l’80% passerebbe da un utile a una perdita, con conseguenze su tutta la filiera a esse collegata.