di Claudia Scorza

L’industria distillatoria incarna in sé l’essenza della sostenibilità e della circolarità e offre un contributo concreto e significativo al miglioramento della qualità dell’ambiente. È quanto emerge dal report di sostenibilità presentato da Assodistil, associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, e realizzato con l’obiettivo di illustrare l’evoluzione nel biennio 2020-2021 dei principali indicatori della sostenibilità ambientale, economica e sociale del comparto.

Il report è stilato grazie al contributo di dodici aziende leader associate ad Assodistil e rappresentative del settore e fornisce una fotografia dell’approccio alla sostenibilità dell’intero settore distillatorio. Particolare rilievo è stato dato all’analisi della sostenibilità ambientale con approfondimenti su consumi energetici, emissioni in atmosfera e gestione dei residui di processo e dei rifiuti.

Le distillerie rappresentano un esempio di circolarità: massima valorizzazione delle materie prime e seconde, efficienza energetica ed economia circolare sono i tre fattori principali che permettono alle aziende distillatorie di essere sostenibili dal punto di vista economico e ambientale.

«Per un consumatore italiano su due è importante acquistare alimenti e bevande realizzati da aziende impegnate sui temi delle sostenibilità ambientale, una tendenza di cui potrebbero beneficiare anche le imprese del settore distillatorio, esempio emblematico di sostenibilità ed economia circolare all’interno della filiera agroalimentare italiana», dichiara Emanuele Di Faustino, responsabile industria, servizi e retail di Nomisma. «A conferma di ciò – sebbene a oggi solo il 24% dei consumatori sia a conoscenza della sostenibilità del metodo di produzione della grappa – ben 7 consumatori su 10 sono interessati al fatto che la grappa sia prodotta impiegando i sottoprodotti della vinificazione e che a loro volta i residui della distillazione vengono utilizzati per realizzare energia pulita o fertilizzanti», conclude Di Faustino.

La produzione di energia incarna uno degli elementi più innovativi dell’industria distillatoria. Dal report è emerso, infatti, che la percentuale di energia rinnovabile autoprodotta dalle distillerie risulta essere più che doppia (63,5%) rispetto alla quota di energia fossile acquistata sul mercato (31,5%).

«L’autoproduzione di energia termica ed elettrica da residui di lavorazione consente di minimizzare l’acquisto di energia dal mercato e ridurre l’impatto ambientale e il costo energetico per le imprese, che altrimenti sarebbe eccessivamente oneroso a causa del notevole input energetico necessario nei processi di distillazione, in particolare negli ultimi mesi in cui il prezzo del metano ha raggiunto valori molto elevati», afferma Sandro Cobror, direttore di Assodistil.

Nell’ambito delle fonti energetiche tradizionali è stato minimizzato il ricorso a forme di energia a elevato impatto ambientale, privilegiando soluzioni energetiche meno impattanti come il gas naturale. Il report rivela, inoltre, un trend di crescita degli investimenti del settore nell’installazione di impianti fotovoltaici e di biogas a zero impatto ambientale, per cui ci si attende nel prossimo futuro una progressiva diminuzione delle emissioni. In particolare, la produzione di energia elettrica fotovoltaica a zero emissioni è cresciuta del 300% dal 2018 al 2021. Inoltre, molto rilevante la produzione di bioetanolo sostenibile da destinare al settore trasporti, un biocarburante in grado di abbattere le emissioni del 75% rispetto alla benzina e che sarebbe il componente ideale per ridurre ulteriormente anche le emissioni delle auto ibride, oggi alimentate con sola benzina.