di Luca Salomone

In Francia la cosiddetta shrinklation, o réduflaxion, sarà denunciata pubblicamente. Infatti, il Ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha bruciato le tappe, attraverso un Dm che sembra, in parte, voler forzare la mano all’Unione Europea, alla quale è già stato sottoposto un progetto di legge in materia.

Del resto, Le Maire non ha mai fatto mistero della propria posizione sul tema e la campagna mediatica lanciata, in gennaio, da Intermarché contro Unilever alla fine non è stata censurata: anzi, a metà febbraio, il Tribunale delle grandi istanze di Parigi ha ritenuto che il distributore, che fa capo a Groupment les Mosquetaires, avesse ragione di portare all’attenzione di tutti il fenomeno.

La Gdo dovrà anche denunciarsi

Le nuove disposizioni ministeriali, condivise anche dal Ministero delle Imprese del turismo e dei consumi, emanate alla metà di aprile e in corso di pubblicazione sul Journal Officiel (equivalente della nostra Gazzetta Ufficiale) sono piuttosto serie - anche se ammettono che, per ora, la shrinkfation è legale - e scattano il primo di luglio 2024.

I distributori avranno il diritto/dovere di segnalare, nei punti vendita, accanto ai prodotti incriminati, eventuali riduzioni ponderali che non prevedano parallele diminuzioni di prezzo.

La ‘denuncia’ dovrà protrarsi per i due mesi seguenti alla commercializzazione e riguardare non solo i prodotti di marca e l’alimentare, ma anche il non alimentare (saponi, detersivi, profumi, cosmetici) e le private label.

L’Esecutivo ha dato, anche ai consumatori, uno strumento di auto tutela, mettendo a punto il sito dedicato Signal conso, dove chiunque potrà inoltrare una protesta sui prezzi, protesta che andrà, in prima battuta alle imprese.

Il Governo, infine, ha precisato che le misure non riguarderanno i prodotti a peso variabile che, nonostante siano spesso confezionati nel punto vendita, possono essere comunque soggetti a un calo fisiologico.

Una shrinkflation qualitativa?

Tutto risolto? Mica tanto, visto che non è affatto chiaro quali costi dovrà sostenere la Gdo per le azioni di comunicazione e dal momento che mancano ancora eventuali prese di posizione contrarie, magari da parte delle associazioni di categoria.

Ma se la rotta è tracciata, un’altra forma di violazione – simile nel risultato finale – starebbe avanzando.

Come riporta Gondola, quotidiano belga specializzato nel retail e nei mercati del largo consumo, un’inchiesta realizzata dall’Associazione olandese dei consumatori su 600 prodotti ha constatato che, nel 20% dei casi, per abbattere i costi, mantenendo invariata la scala prezzi, sono stati cambiati, negli ultimi anni, gli ingredienti di alcuni generi alimentari, utilizzando materie prime con un costo inferiore e quindi, abbassando la qualità e questo nonostante il componente ‘nobile’ sia enfatizzato in etichetta.

Il fenomeno, si legge, riguarderebbe, in 60 casi su 100, le private label, e nel restante 40% i prodotti di marca.