di Luca Salomone

Il gruppo trentino Cavit chiude un bilancio consolidato positivo, nonostante un mercato difficile. Il fatturato sale a 267,1 milioni di euro, in leggero incremento (+0,9%) rispetto all’esercizio precedente.

Bollicine ancora frizzanti

La capofila, Cavit società cooperativa, dopo un eccezionale esercizio 2020-2021 (che aveva fatto segnare un’impennata del 20% durante il lockdown), evidenzia un giro d’affari - come previsto dall’azienda – in contenuta flessione (-1,9%) rispetto all’esercizio precedente.

Il patrimonio netto consolidato si mantiene in crescita e si attesta a 113,5 milioni di euro. Fortemente positiva, inoltre, la Pfn (posizione finanziaria netta), pari a 24,5 milioni di euro e al disopra del dato ante Covid (esercizio 2019/2020).

A livello di prodotti si osserva, in particolare, l’andamento, marcatamente favorevole, delle varie linee di spumanti (il core business), che hanno tutte beneficiato della rimonta del fuori casa e, nel caso di Cesarini Sforza, dell’allargamento distributivo.

Il fatturato della controllata tedesca Kessler - il più antico produttore spumanticolo della Germania, con una storia di quasi 200 anni – si è attestato a 13 milioni di euro (+10% tendenziale) e con un patrimonio netto di 4,9 milioni di euro.

Dagli Usa all'Italia

“Il settore vitivinicolo – precisa una nota - ha affrontato nell'ultimo anno importanti sfide, in uno scenario di incertezza economica globale, dominato da un forte incremento dei costi operativi e da una fiammata inflazionistica che non si verificava da oltre un decennio. L’esercizio 2022–2023 è stato caratterizzato da importanti aumenti del costo dei materiali di confezionamento (in particolare il vetro) e dell’energia, solo parzialmente recuperati da aumenti di listino, con conseguente riduzione dei margini disponibili”.

Cavit ha tuttavia potenziato e conservato la propria presenza nei Paesi chiave, con un export che rappresenta più del 76% del giro d’affari consolidato.

Anche qui il gruppo ha tenuto testa a gravi tensioni. Per esempio, il Nord America – il più importante mercato del vino al mondo e il principale sbocco per Cavit – accusa una contrazione della domanda che sta assumendo carattere strutturale. Questo per via dei mutati gusti e stili delle nuove generazioni, che mostrano una progressiva disaffezione verso le bevande classiche, preferendo altre tipologie di beni: i liquori, i drink pronti e alcune proposte emergenti, come gli “hard seltzer” (bibite alcoliche frizzanti).

Negli Usa, come già lo scorso anno, Cavit ha continuato a reagire meglio del mercato, con un +1,9% a valore, rispetto a una media in calo speculare (-1,9% secondo NielsenIQ).

Il rallentamento dei consumi di vino, per i noti problemi macroeconomici, si conferma anche nel bacino europeo. Regno Unito, Germania e Olanda continuano, in ogni caso, a guidare la classifica delle nazioni di sbocco del gruppo, che presidia tutti i canali commerciali.

In Italia, secondo mercato di Cavit dopo gli States, il leder trentino ha mantenuto le posizioni, con un giro d’affari che continua a rappresentare il 24% del consolidato.