Oltre 200 tra operai, manager, dipendenti e imprenditori dell’industria delle bevande analcoliche hanno manifestato il 4 dicembre scorso davanti a Montecitorio la loro contrarietà verso due tasse che penalizzano chi produce, determinano la contrazione delle vendite, allontanano gli investimenti e mettono quindi a rischio 5.000 posti di lavoro. Si tratta dalla sugar tax e della plasti tax.

“Queste misure produrrebbero un aumento medio dei costi di produzione del 20%, una stangata ingiusta e non sostenibile in un periodo di stagnazione economica” – afferma Vittorio Cino, Presidente di Assobibe. “Aumentare la pressione fiscale su imprese che generano valore economico e sociale va in direzione contraria rispetto alle esigenze del Paese perché frena la competitività, blocca gli investimenti e aumentano le incertezze, in un mercato che ha registrato un calo dei volumi del 25% in 10 anni. Manifestiamo perché imprese e lavoratori meritano attenzione e rispetto, scelte informate e consapevoli. Serve un approfondimento: poiché il Governo giudica l’impatto di queste misure di lieve entità chiediamo di avviare un tavolo di confronto, come fatto per altri settori e come dovrebbe avvenire in un Paese che non considera l’impresa un problema, ma ne riconosce il ruolo sociale annunciato in Costituzione. Se un litro di bevanda analcolica è già gravata del 22% di IVA, come si può pensare di prendere un ulteriore 28% con una nuova tassa sulla produzione?”

Sugar tax: è priva di logica la scelta di penalizzare solo un comparto, disinteressandosi dei consumi reali di zucchero in Italia, arrivando al punto di contraddire il proprio nome per colpire anche prodotti privi di zuccheri e calorie, a differenza di quanto annunciato dal Presidente Conte che ha più volte parlato di “bibite altamente zuccherine”. Sono evidenti i profili di illegittimità costituzionale e gli elementi che contrastano con concorrenza e mercato, come già segnalato all’AGCM, al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio.

Plastic tax: colpisce ulteriormente un settore già impegnato ad applicare le nuove costose regole della Direttiva in plastica monouso che ha fissato l’obiettivo di raccolta delle sole bottiglie in plastica al 90%, l’obbligo di impiego di plastica riciclata e la modifica dei sistemi di chiusura per evitare la dispersione dei tappi. Il settore è impegnato inoltre a utilizzare solo plastica 100% riciclabile come il PET e quantitativi in crescita di materiale riciclato, quasi impossibile da trovare in Italia.