di Emanuele Scarci

Aziende alimentari e sindacati chiudono il rinnovo del contratto nazionale in tempi record. Era scaduto lo scorso novembre. Per i 400mila lavoratori dell’industria alimentare arriva in busta paga un aumento di 280 euro e una riduzione di 4 ore dell’orario di lavoro per i turnisti dal 2026 e in forma generalizzata dal 2027. Oltre che un miglioramento del welfare sanitario e previdenziale. Le imprese non hanno comunicato l'incidenza del nuovo contratto sul costo del lavoro.

La durata del nuovo contratto sarà di quattro anni, con decorrenza dal primo dicembre del 2023 al 30 novembre del 2027. L’accordo prevede il riconoscimento di un aumento della retribuzione di 280 euro complessivi: a partire dal primo dicembre del 2023, arriveranno nelle buste paga dei lavoratori i primi 55 euro di incremento aggiuntivo della retribuzione.

Tabù trentennale

Sul fronte dell’orario di lavoro, fermo da 30 anni a livello nazionale, a partire dal 1° gennaio 2026 gli addetti che svolgono turni di 18 e 21 ore avranno una riduzione di 4 ore a cui si aggiungeranno altre 4 ore l’anno successivo, mentre dal 1° gennaio 2027 la riduzione di 4 ore si applicherà a tutti.

L’accordo ha visto il ricompattamento delle aziende, dopo la frattura di 4 anni fa, con la firma delle 14 associazioni datoriali: Unionfood, Ancit, Anicav, Assica, Assitol, Assobibe, Assobirra, Assolatte, Federvini, Mineracqua, Unaitalia, Assalzoo, Italmopa e Assocarni. Queste ultime 3 sono le associazioni che non avevano rinnovato il contratto nel 2020 (nel mezzo della pandemia) e che sono rappresentate da Ferderprima, la federazione della prima trasformazione aderente a Confindustria.

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Industria alimentare: intesa su 214 euro di aumento salariale