Niente prestazioni Inps per chi resta a casa per isolamento fiduciario in caso di contatto stretto con persona contagiata. Senza riconoscimento della malattia, un lavoratore potrà avere un danno fino a 700 euro per 10 giorni di assenza e di circa 1.000 per 15 giorni feriali, ovvero tre settimane di impiego. La denuncia viene da Unimprese, la maggiore associazione delle Pmi italiane.

Così la quarantena dei dipendenti sarà di fatto scaricata sui datori di lavoro. Tutto questo con un gravissimo costo. Le aziende, infatti, dovranno inevitabilmente ‘coprire il buco’ che invece, fino allo scorso 6 agosto, era riconosciute anche a chi, per legge, viene obbligato a restare nel proprio domicilio, quindi senza poter lavorare, nel caso di contatto stretto con persona contagiata da Covid.

Il discutibile stop è arrivato con il messaggio del 6 agosto 2021, con il quale l’Inps ha annunciato appunto che, per l’anno 2021, le prestazioni legate alla quarantena non saranno più equiparate a una malattia e dunque non potranno essere riconosciute dall’Istituto.

«Ancora una volta nel gioco “dello scarica barile” tra Inps e Ministero del Lavoro, chi ci rimetterà saranno le imprese e i lavoratori. Un film già visto più volte: ricordiamo ancora i periodi scoperti dalla Cassa Integrazione Covid, solo per citare il caso più eclatante, e che adesso, con con la nota Inps 2842/2021 si ripresenterà a fine mese, con un conto salatissimo da pagare”, commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.

“Ci chiediamo, come può essere mai che un lavoratore sia da una parte obbligato – giustamente - a rimanere a casa per essere stato in contatto stretto con un malato, al fine di contenere la diffusione del Covid-19 e dall’altra parte, poi, non siano previste tutele e quello stesso lavoratore debba correre il rischio di restare privo di retribuzione, o di pesare sulle casse della sua impresa che già si vedrà dimezzati, con ogni probabilità, gli organici”.