Blocco immediato del progetto Planet, cambio della guardia ai vertici, dimezzamento dei dividendi - da 1,08 euro a 52 centesimi per azione -, taglio delle spese in conto capitale: queste le misure draconiane decise da Carrefour in seguito all'aggravarsi delle proprie condizioni finanziarie.
E' stato il Presidente uscente, Lars Olofsonn - che all'inizio di aprile passerà il timone a George Plassat - ad annunciare la durissima dieta.

Vediamo subito cosa si è deciso al quartier generale di Boulogne-Billancourt sulla sorte della nuova insegna di ipermercati che, mediante una maggiore intergrazione con il non-food e i servizi, grazie a più ampi spazi dedicati all'intrattenimento, in virtù di una segnaletica chiarissima e leggibile e mediante una struttura di merchandising a isole, avrebbe dovuto versare molto balsamo sulle ferite delle grandi superfici del gruppo.

I Planet, creatura di Oloffson che ha dovuto recitarne il necrologio, erano 81 a fine 2011: 29 in Francia, 39 in Spagna, 10 in Belgio, 2 in Italia (nel milanese ad Assago e Paderno Dugnano) e uno in Grecia.

Il progetto prevedeva, a regime, il superamento di 500 punti di vendita con il nuovo format: 245 aperture e 255 riposizionamenti di strutture preesistenti, per un aumento del fatturato del 18% e per un risultato corrente, nel 2015, di 650 milioni.

Ma, contrariamente alle previsioni, le vendite degli 81 magazzini hanno perso l'1,4%. La conseguenza è stata il blocco dello sviluppo: nel 2012 le conversioni al concept saranno solo 11, di cui 3 in Francia, 5 in Spagna e 3 in Belgio. Certamente gli iper non riconvertiti hanno ripiegato di più (-5,4%), ma il progetto di Oloffson prevedeva 400 milioni di investimenti che ora sarebbero troppo onerosi da sostenere. Del resto è stata rivista tutta la politica di sviluppo che, se nel 2011 ha inghiottito 2,3 miliardi, nel 2012 non dovrà superare un budget di 1,6 miliardi circa.

Carrefour perde terreno in Francia e nel Sud Europa e il suo risultato operativo corrente flette di 19 punti. Quasi ovunque gli incassi del numero due della distribuzione mondiale si contraggono, salvo che in America Latina (+27,5%). La caduta attesa è del 32,4% in Francia e del 28% nel resto d'Europa. Il cash flow si presenta quasi azzerato: da 893 milioni nel 2010 a 77 nel 2011. L'utile netto indietreggia di 14 punti, fino a 371 milioni.