Federdistribuzione e Federalimentare lanciano l’allarme e chiedono al Governo di limitare per il futuro il gravame delle imposte indirette. Tutto scaturisce dagli ultimi dati Istat che confermano un aumento drastico dell’inflazione: +3,3% a febbraio sul corrispondente. Questo dato è fortemente influenzato dalle voci “trasporti” (+7,5%) e “abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+7,2%), mentre i beni alimentari hanno registrato un +2,8% e l’abbigliamento +2,9%.

“L’Istat segnala ancora tensioni - ha dichiarato Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione - e quello che preoccupa di più è l’aumento dei carburanti”. (la benzina sale del +18,6% rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo del gasolio cresce su base tendenziale del 25,5%). “Questi aumenti– continua Cobolli Gigli - vanno a incidere negativamente sull’intera filiera  commerciale,  riversandosi  anche  sui  prezzi  dei  prodotti;  la  distribuzione moderna continua nella sua tutela del potere d’acquisto dei consumatori assorbendo in parte questi incrementi, ma ciò porta a erodere la redditività del settore, ormai ridotta a meno dell’1% del fatturato”.

“Seguiamo con attenzione e preoccupazione – ha proseguito il presidente – quanto trapela  dalle  stanze  del  Governo  circa la  volontà  di  spostare  la  tassazione  dalle persone alle cose. Ricordiamo che solo poco tempo fa avevamo accolto con piacere alcune dichiarazioni che lasciavano trapelare la possibilità di trovare strade alternative all’aumento dell’Iva, previsto da ottobre di quest’anno. Un aumento che avrebbe impatti diretti sull’ inflazione e contribuirebbe a deprimere ulteriormente i consumi”.

“Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti qual è la situazione dei consumi. A nostro avviso è di primaria importanza pensare a provvedimenti che possano rilanciare la domanda interna, così debole da essere tornata, in base alla ricerca dell’ufficio studi di Banca Intesa diffusa ieri, ai livelli del 1981. Solo con una ripresa dei consumi l’Italia potrà tornare a crescere e il commercio, penalizzato dall’attuale situazione economica, potrà continuare a contribuire in modo sostanziale allo sviluppo del Paese”,  ha concluso Cobolli Gigli.

Stessa reazione da parte degli industriali: “I dati diffusi – dichiara il Presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua -dimostrano che a febbraio, al di là dei fenomeni distorsivi dovuti alle avverse condizioni climatiche, si sono verificate delle preoccupanti tensioni di prezzo sul carrello della spesa degli italiani, con inevitabili ulteriori ripercussioni sulla ridotta capacità di spesa delle famiglie. Lo testimonia il continuo calo dei consumi alimentari, già scesi di 8 punti percentuali in termini reali nell’ultimo quadriennio. Tutti i segnali indicano che l’effetto scia di questa bolla inflativa si protrarrà per tutto l’anno, mentre le famiglie temono le ripercussioni dell’Imu di giugno e gli interventi strutturali sull’Iva che interesseranno, nell’ultimo trimestre, 3 prodotti alimentari su 4. Il 2012 – prosegue Ferrua - rischia così di essere costellato da continue emergenze, che appesantiranno in modo insopportabile il carrello degli italiani. Anche la Corte dei Conti ha giudicato eccessivo il peso del fisco, arrivato a incidere per oltre il 45% sul reddito dei contribuenti. In tali condizioni è impensabile aumentare ulteriormente l’Iva, per non parlare dell’assurdità di una food tax che, oltre a  essere ingiustificata dal punto di vista scientifico, produrrebbe effetti drammatici sulla domanda”.

Intanto il 20 marzo Ibc, l'associazione delle industrie dei beni di consumo, presieduta da Aldo Sutter, ha convocato a Milano, in occasione della propria assemblea, un tavolo di confronto, con Istat, Banca Intesa e McKinsey e gli esponenti della stampa e della distribuzione, per fare il punto su congiuntura, consumi, inflazione, clima di fiducia delle famiglie, prospettive per l’industria e rapporti con gli istituti di credito.