L’Italia è tutto meno che “desta”, almeno in fatto di iniziative commerciale. E così l’Arsenale Contemporary Shopping ormai arrivato ai nastri di partenza in ottobre, ha dovuto fare marcia indietro, sepolto in un mare di ricorsi, sentenze e via discorrendo. La recessione ha fatto la propria parte ed eccoci arrivati a oggi con un centro commerciale di nuova generazione ancora congelato e in attesa di autorizzazioni e certezze.
E dire che il progetto di rifacimento dell’ex Roncade Outlet Gallery, vicino a Treviso, formulato dal Gruppo Basso – azienda trevigiana specializzata soprattutto nel real estate per conto del grande commercio -  era proprio bello. La colpa? Forse di non avere tenuto conto che in quella zona esiste già molta concorrenza o forse, come ha detto il Tar di Venezia, di essersi avvalso di autorizzazioni troppo vecchie.

Il centro, finito da tempo, si snoda su 25.000 mq e porta avanti un concept – si legge sul sito - nato dalla volontà di rispondere alle nuove esigenze di un target determinato oltre che interessato ai cambiamenti, offrendo prodotti davvero particolari e il più possibile rispondenti alle nuove richieste del consumatore contemporaneo, molto informato, esigente, che desidera capire le differenze ed essere guidato all'acquisto. I cuori pulsanti della struttura, sono sintetizzabili nelle voci "art&design, fashion, food, events", quattro mondi che convivo nella domanda del consumatore moderno e la cui offerta verrà garantita.

Anche le partnership erano o sono, delle migliori: La Triennale di Milano, lo studio internazionale Champman Taylor per la parte architettonica. Il cuore era ed è la galleria di 600 metri di lunghezza, un contenitore dei vari mondi – arte, moda ecc. come detto prima - che animano l'offerta, caratterizzata dall'assenza di barriere e nella quale i visitatori esplorano liberamente.

In effetti Roberta Basso, figlia del patron Mario, non aveva perso le speranze almeno fino a ottobre, quando aveva dichiarato alla “Tribuna di Treviso: «L’apertura è stata procrastinata di qualche mese, si tratta di una scelta aziendale. Intanto prosegue la commercializzazione degli spazi”. Il colpo di spugna dato dal Tar in effetti ha cancellato ogni autorizzazione. Dunque l’iter è ripreso e, a rigore, se ne riparlerà non prima del 2014 avanzato.

Ieri Fashion Magazine, nella propria newsletter quotidiana, ha addirittura ventilato l’ipotesi di un interesse estero per il complesso, che sarebbe stato manifestato da una cordata di imprenditori e investitori russi. Se fosse vero sarebbe l’ennesimo scacco di un made in Italy che non solo fa fatica di suo a causa della congiuntura, ma è straziato dalle lotte intestine.

Ma cosa c’è dietro il pronunciamento del Tribunale amministrativo di Venezia? Lo spiega bene “La Tribuna”: “I giudici amministrativi di Venezia hanno dato ragione ancora una volta a IperGara, società proprietaria del centro commerciale Tiziano di Olmi (uno dei concorrenti diretti, ndr), annullando di fatto la proroga delle licenze concessa dal Comune di Roncade al Gruppo Basso il 27 dicembre 2012. Tra gli altri punti contestati dal Tar al Comune, oltre alla troppa vetustà delle licenze prorogate, il non aver lasciato abbastanza tempo (di norma 15 giorni) ai portatori di interesse perché partecipassero al procedimento. Oltre all'annullamento dell'atto comunale e quindi delle autorizzazioni, il Tar ha condannato il Comune al pagamento a favore di IperGara delle spese e degli onorari di giudizio, pari a tremila euro”.

Chi ha ragione? Difficile scegliere un partito, anche se “La Tribuna” pare piuttosto schierata e avrà pure i suoi buoni motivi essendo, diversamente da noi, sul posto, dove i fatti accadono e si raccontano da soli.
Saggiamente sospendiamo il giudizio.