Evasione fiscale in massa e all’ordine del giorno per i commercianti cinesi della Capitale: è quanto emerge da un’inchiesta diffusa da Adnkronos e basata sui dati delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza fra gennaio e aprile.

Su 100 negozi indagati l’88,6% , nel primo quadrimestre del 2012, ha commesso notevoli irregolarità per quanto riguarda l’emissione dei giustificativi fiscali delle vendite, un dato in aumento rispetto al corrispondente periodo del 2011, quando il peso degli illeciti aveva già toccato l’85,4%.

Secondo le Fiamme Gialle si osserva "il sistematico disallineamento fra la ricchezza posseduta e la redditualità dichiarata". Tant’è vero che le società commerciali cinesi che si trovano nel ricco quartiere dell’Esquilino dichiarano, nel 35% dei casi, un reddito pari a zero. E un 65%  si limiterebbe a realizzare soltanto una cifra al disotto dei 20.000 euro.

Ma non è finita, visto che c’è anche l’aspetto della contraffazione. Nel corso del 2011 sono stati sequestrati 17 milioni di beni taroccati e privi di garanzie di sicurezza, nonché della marcatura CE. E se per una borsa da donna la cosa è indifferente, almeno dal punto di vista di eventuali rischi fisici, la faccenda diventa drammatica quando si pensa che parecchi articoli, ossia i giocattoli, sono destinati ai bambini.

Ad aggravare le cose ulteriormente c’è il fatto che le operazioni vengono compiute in contanti, essendo rarissimo l’uso di pos e simili, una cosa che rende ben poco tracciabili le transazioni. Molti cinesi infine, hanno preso a fare capo ad alcuni consulenti specializzati nella gestione di aziende amministrate appunto da cinesi.