Sul casus belli, il punto di vendita di Solbiate Arno, nella zona di Varese, il Tribunale auspica, quasi promette, “una rapida e definitiva soluzione”. E proposito delle normative regionali l’organo ribadisce chiaramente che esse non potranno superare i «principi statali di liberalizzazione da contemperarsi con i motivi imperativi di interesse generale».
Ma questo è tutto. Dunque la situazione resta com’è fino al 31 dicembre, data in cui terminerà il “semestre bianco” voluto dalla Giunta, un semestre che, secondo il Pirellone sarebbe dovuto servire – bloccando le nuove autorizzazioni e le concessioni di ampliamento – a studiare il settore distributivo, trovando il giusto equilibrio fra gli interessi dei “grandi” e quelli dei “piccoli”.
Commenta lo stesso Roberto Maroni in una dichiarazione a “La Repubblica”: «In vista della scadenza della moratoria abbiamo avviato un monitoraggio delle strutture commerciali, con l’obiettivo di creare un giusto ed equilibrato rapporto tra quelle grandi e il piccolo commercio; un equilibrio non facile da raggiungere: noi non vogliamo che il grande uccida il piccolo perché ha dimensioni e forza maggiore».
Se da un lato una certa regolamentazione sul piano locale fa parte effettivamente dei compiti degli enti locali e se la completa anarchia non può certo trionfare, dall’altro le serrate decise dall’altro hanno sempre un sapore amaro, un po’ dirigista. In un libero mercato non dovrebbe essere il mercato stesso a fare le regole?