In Europa i prodotti a base di insetti toccheranno, entro il 2030, le 260 mila tonnellate per oltre 390 milioni di consumatori. Oltre a questo, c’è la carne in vitro che ha già registrato investimenti da capogiro, pari a 1,3 miliardi. Lo dice il rapporto, condotto da Nomisma, per la IX Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani.

Appena sdoganata dalla Commissione Ue e commercializzabile, anche in Italia, dal 24 gennaio, la farina di grillo decreterà, nel giro di poco tempo, un maggiore impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari, con una produzione Ue in crescita di 180 volte dal 2019 fino al 2025, passando da 500 a 90 mila tonnellate per arrivare a 260 mila nel 2030.

Previsto invece, da qui ai prossimi tre anni, un calo produttivo degli insetti interi di quasi il 15%, mentre saliranno in media, anche del 5%, le vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici, a base di polvere di insetti.

Non è tutto. Il via libera della Food and drug americana alla carne di pollo prodotta in laboratorio, accende i riflettori sulle ambizioni latenti in Europa in questo senso, con le aziende di riferimento a livello mondiale, tra laboratori e start up, passate da 13 a 117 dal 2016 al 2022, mentre la produzione globale di carne da laboratorio si prospetta, al 2030, in aumento, fino a 2,1 milioni di tonnellate.

È una bella prospettiva? Ovviamente, secondo il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, no: «La carne sintetica – puntualizza - va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo, basata sulla valorizzazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali. Inoltre, si tratta di una produzione artificiale che finisce per costare di più in termini di sostenibilità ambientale e non garantisce migliore salute e nutrizione per i cittadini. Al momento – conclude - c’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata, con ovvie conseguenze sulle aree interne e con il progressivo abbandono dei territori».

E gli insetti? Barilla, a seguito di una campagna social molto ironica, ma erroneamente interpretata, ha voluto rassicurare i propri consumatori che l’azienda “non ha annunciato il lancio di nessuna pasta, o altro prodotto realizzato con farina di insetti e non ha alcuna volontà o interesse a espandere il suo business in questa direzione. Nello specifico, la nostra pasta continua ad essere prodotta con grano duro 100% italiano. Il video – continua - è parte di una campagna di informazione di Fondazione Barilla, ente indipendente di ricerca e divulgazione che si occupa di studiare in maniera approfondita i sistemi agro-alimentari per comprendere questioni fondamentali quali lo spreco alimentare e l’esaurimento delle risorse della terra”.

E anche se molti precisano, giustamente, che gli insetti sono già in vari modi presenti – specie attraverso i mangimi zootecnici - nella nostra catena alimentare, l’idea mette ribrezzo ai nostri connazionali. Secondo la sola indagine al momento disponibile, condotta da Coldiretti/Ixè la maggioranza degli italiani considera gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e non li porterebbe mai a tavola. Il 54% è proprio contrario, mentre sono indifferenti il 24%, favorevoli il 16%. Astenuti solo il 6 per cento.

Ci salveranno almeno animalisti e vegani?